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San Damiano |
L’offerta del drappo alla Vergine Maria in occasione della vittoria del Palio
Il culto tributato alla Vergine Maria, indicato con il nome di iperdulìa per distinguerlo da quello tributato ai santi, la dulia, e a Dio, la latria, nei primi anni del quattrocento portò alla diffusione di molteplici raffigurazioni di Maria nelle chiese, nei palazzi nobiliari e in cappellanie rurali del territorio del comune di San Damiano. In paese, la pieve, fondata dai monaci benedettini dei SS.Apostoli sotto il titolo di San Vincenzo martire, fu cointitolata a Santa Maria Nuova, alla cui protezione gli abitanti si affidarono in occasione di assedi, guerre, pestilenze e carestie. Oggetto di venerazione erano le presunte reliquie della Vergine conservate in chiesa: ciocche di capelli, gocce di latte, parte del soggolo e un panno della veste. Tra le iconografie mariane più ricorrenti in paese, l’Annunciazione, la Madre con il Bambino in braccio o al seno, l’Addolorata con in grembo il Cristo morto. A partire dal XV secolo si diffuse, inoltre, il culto del rosario: dall’usanza di porre sulle statue della Vergine corone di rose derivano, infatti, collane di grani preziosi, utilizzate per guidare la preghiera reiterata. Per ricordare la vittoria del Palio 2011, il corteo rosso blu intende celebrare l’offerta del drappo cremisi alla chiesa con un trionfo allegorico, rappresentando la Santa Vergine assisa in trono coronata da ancelle, come in uso nelle antiche celebrazioni solenni. L’avvenimento vede il paese arricchito di stendardi, bandiere e ghirlande; alcune famiglie nobili offrono in dono una preziosa effigie mariana, che venne portata in corteo accompagnata dalle offerte dei ceri e dall’ostensione delle reliquie, in segno di devozione. La cerimonia si conclude in un tripudio di festa, di fiori e di preghiere, che rendono l’evento espressione di gioia collettiva; a ricordo di questo avvenimento sfilano i rappresentanti dell’alta borghesia, del patriziato e della nobiltà “de populo” dell’oppidum Sancti Damiani.