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CASTELL'ALFERO - “Ad marchum vel libram astensis”. Pesi e misure a Castell’Alfero nel medioevo - Il Comune di Asti imponeva a tutte le terre e villaggi costituenti la "Patria Astensis" di uniformarsi alle misure di peso, lunghezza e capacità in uso nella “capitale”. A tal fine, e sotto pena di pesanti sanzioni, ogni comune e villaggio del territorio astigiano era tenuto a dotarsi di appositi campioni, ai quali dovevano scrupolosamente attenersi i rivenditori, gli esercenti, i dettaglianti e in generale tutti coloro che vendevano merci o derrate a misura e a peso. Ogni anno i consoli o rettori di ciascun villaggio (e Castell'Alfero tra questi) dovevano portare in Asti i campioni dei pesi e delle misure per farli verificare, approvare e timbrare presso il palazzo del podestà alla presenza degli Ufficiali del Giudice delle Reve; nell'occasione, gli stessi consoli giuravano di controllare scrupolosamente affinché tutte le merci fossero vendute "ad marchum vel libram astensis". Gli Statuta Revarum, in una “reformagione” del 1475, specificano dettagliatamente quali dovevano essere i campioni delle misure da far verificare in Asti: per le misure di capacità lo staro (circa 50 litri), l'emina (circa 23 litri), il quartirone (12 litri), lo scopello (3 litri), la pinta (1,4 litri), il quartino (0,35 litri), il terzo (0,25 litri) e il mezzo quartino (0,17 litri) per i liquidi e gli aridi. L'alna, pari a circa 120 centimetri, ed il raso pari a 70 centimetri per le misure di lunghezza. La libbra (360 grammi), la mezza libbra (180 grammi), il quartirone (90 grammi), l'oncia ( 30 grammi) e la mezza oncia per il peso. Inoltre si dovevano sottoporre a verifica anche un prototipo di stadera grande e uno di bilancia. |
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