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SAN SILVESTRO - Pregiudizi e torture ai tempi di Valentina Visconti - Valentina, nipote del Re di Francia Giovanni il Buono, bella e raffinata, già a quindici anni conosceva quattro lingue ed eccelleva in vari campi e materie, tra cui Medicina e Scienze naturali, apprese da docenti dell’Università di Pavia e dal maestro di corte, il celebre Francesco Petrarca. Nel 1387, grazie al matrimonio con il Duca Luigi di Valois, fratello del Re Carlo VI, divenne signora di Asti, territorio che portò in dote al marito: una delle donne, oltre che culturalmente, anche economicamente e politicamente più importanti del suo tempo. Facile comprendere come tale personaggio destasse grande stima, ma anche odio e invidie che, alimentate dalle superstizioni del tempo, provocarono alla Domina di Asti persino accuse di praticare “arti magiche e stregoneria”. Indubbiamente le erano note e care le simbologie araldiche ed alchemiche. Tra gli oggetti che portò con sé nel 1389, durante il viaggio nuziale che la condusse anche ad Asti, comparivano nel corredo: un fermaglio d’oro raffigurante un daino con il motto alchemico “Plus hault”; ricami di fiori di borragine ed erbe curative,di animali fantastici ed elementi legati alla magia bianca e due mazzi di “Sarrazines de Lombardie” (carte per la divinazione simili ai Tarocchi). Lo stesso biscione visconteo, stemma di famiglia, secondo alcuni era figura magica: intelligenza del serpente che divora l’uomo ambizioso o drago dai poteri miracolosi. Ma furono subdole ed abili strategie politiche a portare gli avversari di Valentina nel 1391 ad accusarla palesemente. Un frate agostiniano sostenne la sua partecipazione con il marito Luigi, sotto la guida dell’Abate dei Celestini Filippo di Mezières, a sedute di negromanzia, esorcismo e spiritismo. Nel 1393 l’Abate di Saint Denis accusò Luigi di aver organizzato un “Ballo dei Selvaggi”, in cui per cause accidentali arsero vivi alcuni nobili, per uccidere il Re e salire al trono al suo posto. Persino il processo nel 1407 contro Giovanni Senza Paura, assassino di suo marito Luigi, si trasformò per opera del francescano Jean Pétit, difensore del colpevole, in un attacco pretestuoso a Luigi e Valentina accusati di "…aver reso onori al Diavolo…”. Solo l’anno seguente,dopo essere stata scagionata dalle accuse di stregoneria, l’innocenza ed i diritti di Valentina furono finalmente riconosciuti. Dame, dotti ed artigiani del Rione San Silvestro porteranno in corteo reperti e strumenti utilizzati durante le indagini inquisitorie, illustrando pene e metodi di tortura, dolorosi e dannosi, che spesso erano la terribile conseguenza dei pregiudizi e delle calunnie.

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SfilataPalio_128.JPG - SAN SILVESTRO - Pregiudizi e torture ai tempi di Valentina Visconti - Valentina, nipote del Re di Francia Giovanni il Buono, bella e raffinata, già a quindici anni conosceva quattro lingue ed eccelleva in vari campi e materie, tra cui Medicina e Scienze naturali, apprese da docenti dell’Università di Pavia e dal maestro di corte, il celebre Francesco Petrarca. Nel 1387, grazie al matrimonio con il Duca Luigi di Valois, fratello del Re Carlo VI, divenne signora di Asti, territorio che portò in dote al marito: una delle donne, oltre che culturalmente, anche economicamente e politicamente più importanti del suo tempo. Facile comprendere come tale personaggio destasse grande stima, ma anche odio e invidie che, alimentate dalle superstizioni del tempo, provocarono alla Domina di Asti persino accuse di praticare “arti magiche e stregoneria”. Indubbiamente le erano note e care le simbologie araldiche ed alchemiche. Tra gli oggetti che portò con sé nel 1389, durante il viaggio nuziale che la condusse anche ad Asti, comparivano nel corredo: un fermaglio d’oro raffigurante un daino con il motto alchemico “Plus hault”; ricami di fiori di borragine ed erbe curative,di  animali fantastici ed elementi legati alla magia bianca e due mazzi di “Sarrazines de Lombardie” (carte per la divinazione simili ai Tarocchi). Lo stesso biscione visconteo, stemma di famiglia, secondo alcuni era figura magica: intelligenza del serpente che divora l’uomo ambizioso o drago dai poteri miracolosi. Ma furono subdole ed abili strategie politiche a portare gli avversari di Valentina nel 1391 ad accusarla palesemente. Un frate agostiniano sostenne la sua partecipazione con il marito Luigi, sotto la guida dell’Abate dei Celestini Filippo di Mezières, a sedute di negromanzia, esorcismo e spiritismo. Nel 1393 l’Abate di Saint Denis accusò Luigi di aver organizzato un “Ballo dei Selvaggi”,  in cui per cause accidentali arsero vivi alcuni nobili, per uccidere il Re e salire al trono al suo posto. Persino il processo nel 1407 contro Giovanni Senza Paura, assassino di suo marito  Luigi, si trasformò per opera del francescano Jean Pétit, difensore del colpevole, in un attacco pretestuoso a Luigi e Valentina accusati di "…aver reso onori al Diavolo…”. Solo l’anno seguente,dopo essere stata scagionata dalle accuse di stregoneria, l’innocenza ed i diritti di Valentina furono finalmente riconosciuti. Dame, dotti ed artigiani del Rione San Silvestro porteranno in corteo reperti e strumenti utilizzati durante le indagini inquisitorie, illustrando pene e metodi di tortura, dolorosi e dannosi, che spesso erano la terribile conseguenza dei pregiudizi e delle calunnie.

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