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CANELLI: I signori di Canelli tra la Corte di Re Manfredi e gli ordini monastico-cavallereschi - Alla metà del XIII secolo numerosi esponenti delle nobili famiglie che costituivano il consortile di Canelli, dopo aver venduto le proprie giurisdizioni feudali al Comune di Asti, emigrarono in Sicilia alla corte di re Manfredi . Imparentati con il giovane sovrano per parte della madre di lui, Bianca Lancia di Agliano, essi si distinsero per fortunate carriere presso la corte sveva che li condussero ai vertici dell’organizzazione del regno. La conquista angioina della Sicilia (1266) significò per i nobili canellesi la perdita delle posizioni guadagnate: furono messi fuorilegge e perseguitati da parte dei nuovi dominatori. Alcuni riuscirono però a trovare rifugio e protezione presso Costanza, figlia di Manfredi, che dal 1262 aveva sposato Pietro III re d’Aragona. Quando gli aragonesi riuscirono a recuperare la Sicilia (1282), molti membri della famiglia Di Canelli, grazie al favore dei nuovi sovrani, iniziarono fortunate carriere negli ordini monastico-cavallereschi dei Templari e dei Gerosolimitani, raggiungendo, tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, posizioni di primo piano nell’uno e nell’altro ordine Va ricordato fra’ Guglielmo Di Canelli che, Precettore dei Templari in Lombardia, era riuscito a sfuggire alle persecuzioni angioine. Nel 1290 la regina Costanza si interessò personalmente per fargli ottenere la Precettoria di Sicilia, trovando però opposizione da parte del Gran Maestro dei Templari Guillaume de Beaujeu. Caduto costui durante l’assedio di San Giovanni d’Acri, il suo successore, il celebre Jacques De Molay, diede nuovo impulso alla carriera di fra’ Guglielmo su richiesta di re Giacomo II d’Aragona. Nel 1294 lo stesso sovrano scriveva al Gran Maestro chiedendogli il permesso di trattenere alla sua corte fra’ Guglielmo Di Canelli “…qui nobis consanguinitatis linea est coniunctus” (che è unito a noi per linea di consanguineità). I rapporti di parentela con Bianca Lancia, che avevano fatto ottenere ai Di Canelli il favore di re Manfredi, continuavano a garantire loro la benevolenza dei nipoti, i re d’Aragona. |
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