Up SfilataPalio Prev Next Slideshow

MONCALVO: L'invidia delle ali - Macchine ed esperimenti di volo nel medioevo - L’invidia delle ali: macchine ed esperimenti di volo nel medioevo. Sin dall’antichità l’uomo non si rassegna all’idea di vedere incollata a terra la propria ombra e prova ad alzarsi in volo come gli uccelli. Nell’immaginario popolare medievale suscitano grande interesse le creature alate descritte nei Bestiari e nelle fiabe popolari - come le Silfidi, evanescenti ed eteree fate dell'aria - o ancora nei miti di provenienza classica. Questo desiderio di volare è ben presente anche in Monferrato, come testimonia un mosaico conservato ad Acqui Terme, risalente alla fine dell’undicesimo secolo, che richiama la leggenda di Icaro e Dedalo. L'interesse scientifico per il volo si accende, tuttavia, nel XV secolo grazie alle nuove conoscenze relative ad alcuni aspetti dell’aerodinamica, del movimento dei venti e anche dell’anatomia dei volatili, indispensabili per lo studio delle dinamiche fisiche del volo. Già dal 1450 è documentato il moltiplicarsi di esperimenti con ogni tipo di congegno adatto a trasportare l’uomo nell’aria. C’è chi prova a volare con un grande mantello simile ad un'ala fatta con panni irrigiditi da una struttura di legno. Altri invece si affidano a veleggiatori, libratori ad ala battente o a modelli molto simili agli attuali alianti o paracadute. A volte, invece, ci si deve accontentare di far volare dispositivi senza l’uomo a bordo. Non mancano, nelle cronache del tempo, notizie di piccole macchine volanti che dilettano gli ospiti delle sempre più elaborate feste alle corti di re e ed imperatori. Nel Monferrato, che sotto i Paleologi vive la sua età d’oro ed accoglie sovrani come Sigismondo di Lussemburgo, non sarebbero mancati tali esperimenti: si narra, infatti, di grandiosi convivi durante i quali dame e cavalieri erano intrattenuti “…con buffi marchingegni, a forma d’uccello, che all’occorrenza potevano anche volare e trasportare piccoli pesi”. Si tratta di prototipi d’aquilone, un’evoluzione delle maniche a vento con testa a forma d’animale e corpo in tessuto che si riempie con le correnti. È in questo modo che nasce e cresce l’amore per il volo, che in seguito il genio di Leonardo da Vinci saprà affrontare con un approccio scientifico.

 Immagine precedente  Immagine successiva  Pagina indice
SfilataPalio_062.JPG - MONCALVO: L'invidia delle ali - Macchine ed esperimenti di volo nel medioevo - L’invidia delle ali: macchine ed esperimenti di volo nel medioevo.Sin dall’antichità l’uomo non si rassegna all’idea di vedere incollata a terra la propria ombra e prova ad alzarsi in volo come gli uccelli. Nell’immaginario popolare medievale suscitano grande interesse le creature alate descritte nei Bestiari e nelle fiabe popolari - come le Silfidi, evanescenti ed eteree fate dell'aria - o ancora nei miti di provenienza classica. Questo desiderio di volare è ben presente anche in Monferrato, come testimonia un mosaico conservato ad Acqui Terme, risalente alla fine dell’undicesimo secolo, che richiama la leggenda di Icaro e Dedalo. L'interesse scientifico per il volo si accende, tuttavia, nel XV secolo grazie alle nuove conoscenze relative ad alcuni aspetti dell’aerodinamica, del movimento dei venti e anche dell’anatomia dei volatili, indispensabili per lo studio delle dinamiche fisiche del volo. Già dal 1450 è documentato il moltiplicarsi di esperimenti con ogni tipo di congegno adatto a trasportare l’uomo nell’aria. C’è chi prova a volare con un grande mantello simile ad un'ala fatta con panni irrigiditi da una struttura di legno. Altri invece si affidano a veleggiatori, libratori ad ala battente o a modelli molto simili agli attuali alianti o paracadute. A volte, invece, ci si deve accontentare di far volare dispositivi senza l’uomo a bordo. Non mancano, nelle cronache del tempo, notizie di piccole macchine volanti che dilettano gli ospiti delle sempre più elaborate feste alle corti di re e ed imperatori. Nel Monferrato, che sotto i Paleologi vive la sua età d’oro ed accoglie sovrani come Sigismondo di Lussemburgo, non sarebbero mancati tali esperimenti: si narra, infatti, di grandiosi convivi durante i quali dame e cavalieri erano intrattenuti “…con buffi marchingegni, a forma d’uccello, che all’occorrenza potevano anche volare e trasportare piccoli pesi”. Si tratta di  prototipi d’aquilone, un’evoluzione delle maniche a vento con testa a forma d’animale e corpo in tessuto che si riempie con le correnti. È in questo modo che nasce e cresce l’amore per il volo, che in seguito il genio di Leonardo da Vinci saprà affrontare con un approccio scientifico.

Aiuto