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SAN MARZANOTTO: Un copricapo adeguato alla condizione sociale di ciascuno - Un copricapo adeguato alla condizione sociale di ciascuno I copricapi, nati per proteggere dalle intemperie, hanno svolto nel tempo anche altre funzioni, contribuendo a creare l’immagine che chi lo portava voleva dare di sé, a segnalare uno status, a indicare l’appartenenza a una corporazione professionale. Moralisti e legislatori cercarono di regolamentare l’uso del copricapo, perché fosse adeguato alla condizione sociale di ciascuno e non esprimesse un tentativo di travalicare il proprio stato. Il rango di appartenenza era determinato dalla forma e dai materiali del copricapo: alcuni erano inequivocabilmente simboli di potere, come la corona d’oro che identifica il re, il triregno papale, simbolo di sovranità regale, imperiale e spirituale, o le mitrie per i vescovi. La berretta piccola e conica, rossa o più raramente nera, tra il Tre e Quattrocento connotava convenzionalmente umanisti, studiosi, artisti. A partire dal Quattrocento i comandanti militari, i cavalieri, quasi sempre i nobili e le personalità di rilievo sfoggiavano il berretto alla capitanesca o chaperon a pouf. I dottori, gli avvocati, i notai, i cambiavalute, i ricchi mercanti - come quelli astigiani - indossavano un tocco o tozzo, copricapo a calotta con la tesa alta in pelliccia o il mazzocchio. Il cappuccio, altro termine generico e comprensivo di molte varietà di copricapo, poteva essere indicativo della moralità di una persona, di un’ età già avanzata o di una florida situazione finanziaria. Il cappello a bec era il tipico cappello del viaggiatore medioevale, mercante o pellegrino. I cappelli a tesa larga, d’estate in paglia grezza o in feltro comune, d’inverno di pelo rappresentavano per il contadino e il povero l’ unica difesa dalla pioggia e dal sole. Anche le donne appartenenti alle varie classi sociali non sfuggivano alle convenzioni sociali: dalle cuffie o ghirlande di fiori per giovani donne in età da marito ai veli monacali per donne anziane o vedove, ai ricchi, colorati ed elaborati copricapi delle classi più elevate. I copricapi conici o tronco conici ebbero ampia diffusione nel costume dei ceti medio - alti tra la fine del Trecento e la metà del Quattrocento. Il sottile velo che copriva parte del viso e scendeva sulle spalle segnava anche il rango di colei che lo indossava: lungo fino alla vita e mai troppo leggero per una donna di ceto medio, lungo fino alla caviglia e di media trasparenza per la moglie di un cavaliere, mentre solo le donne di sangue reale potevano adottare lo strascico. I copricapi delle donne del popolo, adatti ai movimenti richiesti dalle più svariate incombenze, erano costituiti da cuffie semplici e funzionali o da ampi fazzoletti di lino che raccoglievano i capelli e assumevano varie forme a seconda delle mode.

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SfilataPalio_052.JPG - SAN MARZANOTTO: Un copricapo adeguato alla condizione sociale di ciascuno - Un copricapo adeguato alla condizione sociale  di ciascunoI copricapi, nati per proteggere dalle intemperie, hanno svolto nel tempo anche altre funzioni, contribuendo a creare l’immagine che chi lo portava voleva dare di sé,  a segnalare uno status, a indicare l’appartenenza a una corporazione professionale. Moralisti e legislatori cercarono di regolamentare l’uso del copricapo, perché fosse adeguato alla condizione sociale di ciascuno e non esprimesse un tentativo di travalicare il proprio stato. Il rango di appartenenza era determinato dalla forma e dai materiali del copricapo: alcuni erano inequivocabilmente simboli di potere, come  la corona d’oro che identifica il re, il triregno papale, simbolo di sovranità regale, imperiale e spirituale, o le mitrie per i vescovi.La berretta piccola e conica, rossa o più raramente nera, tra il Tre e Quattrocento connotava convenzionalmente umanisti, studiosi, artisti. A partire dal Quattrocento i comandanti militari, i cavalieri, quasi sempre i nobili e le personalità di rilievo sfoggiavano il berretto alla capitanesca o chaperon a pouf. I dottori, gli avvocati, i notai, i cambiavalute, i ricchi mercanti - come quelli astigiani - indossavano un tocco o tozzo, copricapo a calotta con la tesa alta in pelliccia o il mazzocchio. Il cappuccio, altro termine generico e comprensivo di molte varietà di copricapo,  poteva essere indicativo della moralità di una persona, di un’ età già avanzata o di una florida situazione finanziaria. Il cappello a bec era il tipico cappello del viaggiatore medioevale, mercante o pellegrino. I cappelli a tesa larga, d’estate in paglia grezza o in feltro comune, d’inverno  di pelo  rappresentavano per il contadino e il povero l’ unica difesa dalla pioggia e dal sole. Anche le donne appartenenti alle varie classi sociali non sfuggivano alle convenzioni sociali: dalle cuffie o ghirlande di fiori per giovani donne in età da marito ai veli monacali per donne anziane o vedove, ai ricchi, colorati ed elaborati copricapi delle classi più elevate. I copricapi conici o tronco conici ebbero ampia diffusione nel costume dei ceti medio - alti tra la fine del Trecento e la metà del Quattrocento. Il sottile velo che copriva parte del viso e scendeva sulle spalle segnava anche il rango di colei che lo indossava: lungo fino alla vita e mai troppo leggero per una donna di ceto medio, lungo fino alla caviglia e di media trasparenza per la moglie di un cavaliere, mentre solo le donne di sangue reale potevano adottare lo strascico. I copricapi delle donne del popolo, adatti  ai movimenti richiesti dalle più svariate incombenze, erano costituiti da cuffie semplici e funzionali o da ampi fazzoletti di lino che raccoglievano i capelli e assumevano varie forme a seconda delle mode.

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