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SAN SECONDO: la grandezza della vanità terrena "la leggenda dei tre vivi e dei tre morti" - Nel territorio astigiano, a Vezzolano, all’interno del chiostro dell'Abbazia, troviamo una famosa rappresentazione della leggenda "tre vivi e dei tre morti". Leggenda che si diffuse dalla Francia attraverso la Via Francigena e che era tema ricorrente degli affreschi dei luoghi di culto, poiché accumunava, nella sorpresa e nell'ammonimento, sia i popolani sia gli aristocratici Il Rione San Secondo rappresenta, l'iconografia "dei “tre vivi e dei tre morti" attraverso scenografici quadri viventi: i “tre vivi” compaiono nelle vesti di tre giovani signori, dediti alla nobile arte della caccia con il falcone, allora diffusa presso l’alta nobiltà feudale. I tre giovani, durante la battuta di caccia, s'imbattono in “tre morti”, che dichiarano: "Io fui Papa"; "Io fui Cardinale"; "Io fui Notaio apostolico". Poco distante si scorge un eremita che mostra una pergamena in cui è riportato un ammonimento "Voi sarete come noi: potere, onore, ricchezza sono vani". I cavalieri fuggono atterriti, ma poco dopo compare loro una croce e comprendono di aver ricevuto un segno divino che li esorta a rifuggire le vanità terrene e a rivolgere i loro pensieri a Dio. |
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