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FOTO DI BEPPE © 2012
Cerniera tra il paesaggio naturale, umano e
storico del mondo padano e quello alpino, l’area di Rivoli occupa la testata
della collina morenica nata dalle glaciazioni Mindeliana e Rissiniana (fino
a 355.000 anni fa). Abitata nei luoghi elevati già nel Medio Neolitico
(ritrovamenti di asce, coppelle, petroglifi), la zona conosce poi
l’occupazione dei Taurini, tribù di ceppo celto-ligure che crea embrionali
forme urbanizzate. Ancora graduale ma densa di progettualità, si fa
l’antropizzazione con i romani: nel I sec. a. C. la zona che giunge fino ad
fines (confine con i territori di Re Cozio, l’attuale Drubiaglio, in
territorio di Avigliana) viene popolata e divisa in poderi da coloni
centroitalici, e poi annessa alla XI Regio augustea, capoluogo Augusta
Taurinorum (Torino).
Per Rivoli passa la Strada delle Gallie, che si diparte da Porta Secusina
per inoltrarsi fra le Alpi: lungo essa, come attestano quasi due secoli di
ritrovamenti archeologici, si sviluppano densi gli insediamenti umani. E non
appena, con l’incrinarsi della solidità dell’impero, la sua importanza
commerciale vien scalzata da quella strategico militare , il territorio di
Rivoli vede frequenti passaggi di eserciti ed è teatro nel 312 della
battaglia fra le truppe di Costantino e Massenzio. La transizione dal Tardo
Antico al Medio Evo vede in loco il potenziamento delle strutture difensive
al vecchio limes (confine) ed il congelarsi delle attività agrarie nella
economia chiusa del latifondo. Anche lo stanziamento longobardo (568), con
l’esercizio delle armi e il disinteresse per l’agricoltura, si sovrappone in
modo parassitario alle vecchie strutture economiche senza intaccarne il
modello. A riprova, la scarsa incidenza di toponimi germanici e il
persistere di quelli che designano in forma permanente il nome del
proprietario del fondo (Iuliascum, Maliascum, Lisiniascum, ecc.).
Dalla fondazione dell’avamposto dell’Abbazia di Novalesa (726) alla
definitiva vittoria delle Chiuse sui Longobardi (773), i Franchi di Carlo
Magno introducono il controllo di conti e marchesi (X sec., con la famiglia
degli Arduinici). Sorgono ben presto contrasti tra i Vescovi di Torino e gli
Arduinici per interessi di patrimonio fondiario, al punto che nel 996 il
vescovo Amizone si fa confermare dall’imperatore Ottone III il possesso
della curtis di Rivole, il cui nome rinvia alla posizione elevata sulle
ripulae (rive) della Duria Minor, la Dora Riparia. I poteri a Rivoli fra
Alto e Basso Medioevo sono ripartiti fra vescovado, Capitolato Cattedrale e
monasteri (S. Michele della Chiusa, Novalesa): intorno all’organizzazione
politica, religiosa ed economica delle pievi (chiese battesimali rurali) da
essi controllate, si aggregano (X-XI sec.) insediamenti sparsi, che in gran
parte continuano quelli tardo-antichi: Marconada, Govone, Collo Conziato,
Ovorio, S. Martino ai Campi, Lisignasco, S. Salvario, Maiasco, San Paolo,
Deserti, Divilliana e altri, dominati da un castrum alla sommità della
collina. Ai piedi del Castrum si sviluppa un piccolo burgus dal tessuto
viario ortogonale: del XIII secolo è l’espansione del Borgo Nuovo. Intorno
alle famiglie locali prendono forma gli organi rappresentativi del Comune,
che segnano l’arretramento del potere vescovile in favore dei Savoia.
Le basi della struttura politica e sociale della Rivoli moderna vengono
poste col riconoscimento dei Savoia come nuovi Signori del Castello (1247) e
con la consacrazione della grande chiesa urbana di Santa Maria della Stella
(1299). Lo spazio urbano è nei secoli XIV-XVI cinto da mura e fittamente
edificato a dimore turrite; la campagna circostante, adibita a pascolo,
colture cerealicole e viticole, conosce un sensibile progresso con la
costruzione della Bealera di Rivoli, importante canale irriguo tracciato nel
1310.
Le presenze di corte al Castello sono molto frequenti con Amedeo VI "il
Conte Verde" (1334-1383), che vi convoca il Consilium Principis. La prima
metà del Cinquecento vede la guerra per la successione al Ducato di Milano
tra la Francia ed i Savoia: l’abitato è messo a sacco più volte e
assoggettato al ferreo giogo francese. Dall’altro canto la città è spopolata
dalle pestilenze del 1563 e del 1629-30 e flagellata negli anni 1690-96
dalle scorrerie delle truppe coinvolte nella guerra di Successione Spagnola.
Nel 1713 col trattato di Utrecht, Vittorio Amedeo II è creato Re di Sicilia
(poi di Sardegna) ed il territorio viene disseminato di simboli tangibili
della centralità del nuovo stato assoluto: la costruzione dello stradone di
Francia che collega direttamente Rivoli con la capitale viene coronata dalla
progettazione d’un nuovo, più sfarzoso palazzo sulle ceneri di quello
distrutto.
Dopo la parentesi napoleonica, la Restaurazione (1814) ripristina antichi
equilibri. Il collegamento con Torino viene regolarizzato dal 1835 tramite
omnibus e poi con con la Ferrovia Economica Colli (1871, elettrificata nel
1910).
Con lo sviluppo industriale della prima metà del Novecento, la durevole
staticità demografica è risucchiata in una vera e propria impennata e nel
secondo dopoguerra la crescita urbana a macchia d’olio risponde a un
esponenziale incremento di popolazione con intensi movimenti migratori da
altre regioni italiane.
(dal Comune di Rivoli)
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