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    Montechiaro

Dedizione di Asti agli Angio’ – 1312

Le continue guerre che il Comune di Asti, nel corso del ‘200, aveva sostenuto contro città e  aristocrazie territoriali confinanti, le furiose discordie intestine tra le opposte fazioni dei Guelfi (i Solaro e alleati) e dei Ghibellini (De Castello e il loro consorzio) avevano fatto sì che, nel primo decennio del ‘300, l’autogoverno della città fosse seriamente compromesso. Così nella primavera del 1312 gli Astesi, radunato il Consiglio, decisero di delegare il governo della città ad una dominazione esterna, capace di porre fine allo stato di continua belligeranza.
La delegazione formata da Raimondo Solaro e Giacomino Alione rappresentanti del Comune, da due tesorieri, i clavari Franceschino di Antignano e Guglielmo Montano, e da quattro Savi eletti, due d’ospizio, Filippo Viallo e Catalano Cazze, e due di popolo, Salimbeno Casseno e Guglielmo Rodello, accompagnati da largo stuolo di gentildonne ed ancelle si recarono presso il Palazzo degli Alfieri, dimora del siniscalco Ugo Del Balzo rappresentante di re Roberto D’Angiò, per sancire la pubblica solenne cessione di Asti.
Con un atto composto da quarantanove articoli e stipulato dal notaio Bartolomeo Candelo, il 17 Aprile 1312 venne deliberata la dedizione della città e del suo vasto territorio alla Signoria degli Angiò. In quell’anno era vescovo Guido Valperga e podestà Giovanni Dal Pozzo .
Finiva così, dopo oltre due secoli di gloriosa ininterrotta libertà, l’autonomia del Comune di Asti.
Il Comitato bianco-celeste del Comune di Montechiaro d’Asti rievoca nella sfilata storica questo avvenimento.
Sfilano i rappresentanti del Comune di Asti, i Tesorieri, i quattro Savi, il Siniscalco, il Vescovo, il Podestà, il Notaro, paggi, nobili, Dame, Ancelle e i portacolori.