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Rione San Lazzaro |
Elogio dell’aglio: da “teriaca dei villani” a ingrediente fondamentale del “sapor rusticorum” antenato medioevale della “bagna càoda” astigiana.
Nel Medioevo l’aglio era considerato un
ortaggio dalle virtù stimolanti, digestive ed antisettiche, che lo rendevano
utilizzabile non tanto e non solo come pianta alimentare ma anche come
medicamento. Il Guainerio, medico chierese del XV secolo, lo definiva la
“teriaca dei villani”, cioè il sostituto povero di quel medicamento
galenico, la teriaca appunto, che per tutto il Medioevo fu considerato
rimedio miracoloso contro ogni malattia. L’aglio era anche considerato
“pianta della virilità” ed era impiegato in talune pratiche superstiziose
quale antidoto contro ogni sorta di maleficio e stregoneria. Questo prezioso
ortaggio era però soprattutto apprezzato nell’alimentazione e compariva
tanto sulle tavole dei ricchi quanto su quelle dei poveri, in queste ultime
con maggior frequenza rispetto a tutti gli altri prodotti dell’orto. Così lo
si trova spesso menzionato sia nei rendiconti dei castellani sabaudi sia
nelle ricette della cucina povera, probabilmente come sostituto delle
spezie, più pregiate e costose. Per questa sua versatilità alcuni statuti
piemontesi del secolo XIV esplicitamente imponevano ad ogni contadino di
porre a dimora annualmente nell’orto una certa quantità di pianticelle di
aglio: è infatti attestata la disposizione in base alla quale “per totum
mensem marcii” gli ortolani sono tenuti a piantare almeno tre “cobias alei,
et plures, si placuerit”.
L’aglio, confezionato in catene, era dunque componente base della cucina
pedemontana, che risentiva sotto questo aspetto dell’influenza della vicina
cucina provenzale. Tra le ricette di salse che lo contengono e che venivano
usate per insaporire carni, intingere pane o verdure sono particolarmente
diffuse l’ “anchouiado” con acciughe sotto sale e olio, il “sapor rusticorum”,
una salsa densa e cremosa aromatizzata dalla forte presenza dell’aglio
cotto, e la semplice “alliata”.
Sulla base di queste informazioni, il Borgo San Lazzaro propone l’ipotesi
che da Asti si sia irradiata la combinazione di ingredienti in cui
identificare gli antenati della salsa calda piemontese per eccellenza, detta
poi “bagna”: non solo è attestata la coltivazione dell’aglio, ma negli
Statuta Revarum Civitatis Ast sono regolati sia il commercio di
acciughe sotto sale sia il pedaggio imposto per ciascun barile; un altro
ingrediente fondamentale, infine, l’olio d’oliva, veniva prodotto localmente
e parzialmente importato.
Il Borgo San Lazzaro intende rievocare sfarzosi banchetti e momenti di
vivace convivialità popolana ‘profumati di aglio’, insieme ai numerosi
impieghi del prezioso ortaggio.