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È il 15 ottobre 1872, fra le pieghe di un decreto reale che prevede
l’allargamento del numero dei distretti militari, viene indicato che alcuni
siano istituiti in zone alpine con in organico una compagnia distrettuale a
reclutamento ed addestramento secondo particolari compiti di montagna. È
l’atto ufficiale di nascita del Corpo degli Alpini.
Da quel primo decreto sono passati 131 anni di storia nella quale emergono
le caratteristiche dell’Alpino: senso del dovere, attaccamento alle
tradizioni, orgoglio degli emblemi che lo caratterizzano, spirito di Corpo,
solidarietà fra commilitoni e la continuità di questi valori anche una volta
in congedo.
Questa continuità di valori è la base su cui poggia l’Associazione Nazionale
Alpini.
Al termine della Grande Guerra, prospettata come completamento dell’Unità
d’Italia, i reduci, che hanno vissuto grandi sacrifici, ritengono d’avere
diritto non solo ad un clima di pace ma anche di riconoscenza. La realtà è
ben diversa, scioperi, lotte di piazza, derisione, disprezzo, ostilità,
negazione di quei valori per i quali hanno combattuto, fanno nascere
spontaneamente la ferma presa di posizione di gran parte di loro. Il
reclutamento su base valligiana, la spontanea solidarietà del montanaro, i
sentimenti di fratellanza nati e rafforzati nei lunghi mesi vissuti fianco a
fianco nella particolarità unica della guerra in montagna, la consapevolezza
di poter sempre e comunque contare in ogni situazione sul commilitone,
contribuiscono a rafforzare i vincoli mantenendoli intatti anche una volta
rientrati alla vita civile.
In questo clima e con questi sentimenti, un buon numero di essi frequentano
abitualmente la birreria Spaten Brau di Milano nella certezza di trovare un
ambiente di comuni idee e di solidarietà.
Fra ricordi, ancora così vivi e presenti, commenti e semplici chiacchiere,
comincia a delinearsi la proposta di costituire un sodalizio fra quanti
hanno militato negli alpini. Il 12 giugno 1919 si tiene una prima riunione
per concretizzare l’idea. Fra le decisioni viene approvato un concetto
fondamentale: la possibilità d’iscrizione non solo a quanti hanno svolto
servizio militare negli alpini dal 1872 (anno di nascita del Corpo), ai
reduci delle Campagne d’Africa 1887, 1895, 1911-12 e della Grande Guerra
appena conclusa, ma in futuro, anche a quanti sarebbero stati chiamati al
servizio di leva negli alpini.
È il concetto della continuità associativa del sodalizio.
I promotori convocano l’assemblea costitutiva per la sera di martedì 8
luglio 1919. A questa prima assemblea che si tiene nella sala
dell’Associazione Capimastri di Milano partecipano circa una sessantina di
reduci alpini che approvano la costituzione ufficiale dell’Associazione
Nazionale Alpini, il primo Statuto Sociale ed il Consiglio Direttivo. La
notizia comincia a diffondersi prima in tutta la Lombardia poi nelle altre
Regioni e da ogni parte pervengono numerose richieste di aggregazione.
Questo fatto, non previsto dai soci fondatori, porta a dover modificare lo
Statuto iniziale introducendo le Sezioni, normalmente costituite nei
Capoluoghi di Provincia, quale succursale locale della Sede Centrale. La
grande spontanea massiccia adesione e la necessità pratica di incrementare
la diffusione, si completa con l’introduzione fra le norme statutarie della
possibilità di aggregarsi in Gruppi, normalmente costituiti nei Comuni, con
rappresentanza locale della Sezione. Si concreta, così, la capillarizzazione
e la diffusione su tutto il territorio, dalle alpi al mare, punto di forza
ancora oggi dell’Associazione che conta in Italia ben 81 Sezioni e oltre
4.300 Gruppi, con 32 Sezioni all’estero.
Fin dalle prime riunioni, i promotori ritenevano fra i doveri associativi
quello di ritrovarsi ogni anno per ricordare e onorare i compagni caduti.
Ben lontano dal concetto di Adunata Nazionale che verrà più tardi
introdotto, questi Convegni erano indetti in località di montagna già teatro
di battaglie degli alpini nel corso della guerra. Il primo Convegno viene
organizzato dalla Sede Centrale nei giorni 5-6-7 settembre 1920 sull’Ortigara.
Dai 400 soci previsti, nei tre giorni giungono oltre duemila reduci alpini
provenienti anche da località dove ancora non si erano costituite Sezioni e
Gruppi.
L’irrefrenabile spirito alpino chiamava.
[modifica] Il ventennio
Con l’avvento del nuovo Regime politico teso a militarizzare tutto e tutti,
anche l’Associazione come tutte ne è coinvolta, più nelle formalità che nei
concetti fondamentali.
I Direttivi Nazionali di Sezione e di Gruppo non sono più eletti ma nominati
dall’alto, i Presidenti si chiamano ora “Comandanti”, le Sezioni
“Battaglioni”, le Sottosezioni “Compagnie”, i Gruppi “Plotoni”: Purtroppo
anche gli alpini saranno coinvolti da altre due guerre e quella più dolorosa
di contrapposizione fratricida su versanti ideologici diversi. Pur nella
drammaticità degli eventi, chiari e netti sono gli esempi di solidarietà fra
alpini in congedo ed in armi con sottoscrizioni, raccolta ed invio al fronte
di generi di conforto, aiuti alle famiglie bisognose, ecc.
Meno normale e per questo più significativo, è il comportamento tenuto verso
la popolazione nei territori occupati e verso i soldati forzatamente nemici,
dettato da quell’innato senso di rispetto e solidarietà che contraddistingue
il montanaro-soldato.
Il ventennio
Con l’avvento del nuovo Regime politico teso a militarizzare tutto e tutti,
anche l’Associazione come tutte ne è coinvolta, più nelle formalità che nei
concetti fondamentali.
I Direttivi Nazionali di Sezione e di Gruppo non sono più eletti ma nominati
dall’alto, i Presidenti si chiamano ora “Comandanti”, le Sezioni
“Battaglioni”, le Sottosezioni “Compagnie”, i Gruppi “Plotoni”: Purtroppo
anche gli alpini saranno coinvolti da altre due guerre e quella più dolorosa
di contrapposizione fratricida su versanti ideologici diversi. Pur nella
drammaticità degli eventi, chiari e netti sono gli esempi di solidarietà fra
alpini in congedo ed in armi con sottoscrizioni, raccolta ed invio al fronte
di generi di conforto, aiuti alle famiglie bisognose, ecc.
Meno normale e per questo più significativo, è il comportamento tenuto verso
la popolazione nei territori occupati e verso i soldati forzatamente nemici,
dettato da quell’innato senso di rispetto e solidarietà che contraddistingue
il montanaro-soldato.
[modifica] Il dopoguerra
Con la caduta del Regime ed il ritorno alla pace nel 1945, anche
l’Associazione Nazionale Alpini forzatamente decimata nei ranghi, riprende
gradatamente la rinascita e l’ordinamento originario. Alle generazioni di ex
combattenti si affiancano i giovani di leva verso i quali sono riposte le
aspettative e la continuità dei valori. L’esperienza di una nuova coscienza
civica vissuta nel periodo del servizio militare dalle generazioni più
giovani, che li ha visti operare in varie occasioni di emergenza in soccorso
alle popolazioni colpite da calamità, diventa patrimonio di nuovi concetti
che può sintetizzarsi nel motto di un nuovo indirizzo onorare i morti
aiutando i vivi.
Dal piccolo Gruppo alle grandi Sezioni cominciano a delinearsi sempre più
spontanee iniziative rivolte alla solidarietà, senza enfasi e pubblicità,
quasi con pudore per un comportamento ritenuto normale. La svolta decisiva
che coinvolge unitariamente tutta l’Associazione avviene all’indomani del
tremendo terremoto che nel maggio 1976 sconvolge il Friuli. La Sede
Nazionale chiama tutti i soci ad un grande gesto di solidarietà realizzando
un’imponente progetto di soccorso e di ricostruzione al quale gli alpini
rispondono con fattivo entusiasmo: per l’impegno ed i risultati raggiunti,
all’Associazione viene conferita la medaglia d’oro al merito civile,
risultando il primo ed unico esempio del genere di un alto riconoscimento
civico ad un’associazione. Sull’esempio degli alpini che hanno dimostrato
grande capacità organizzativa ed operativa, comincia a delinearsi nelle
autorità governative l’idea di costituire un organismo di volontariato. Sono
le basi della futura Protezione Civile che vede oggi numerose associazioni o
enti morali, con un ordinamento riconosciuto con legge dello Stato. Anche
l’Associazione Nazionale Alpini è iscritta all’Albo del Volontariato di
Protezione Civile, nella quale operano soci alpini e soci aggregati uniti
(in un numero di circa 14.000 unità) riconosciuti indistintamente dall’unico
appellativo di Volontario.
[modifica] La nascita della Protezione Civile ANA
Dal 1987 anno in cui nasce ufficialmente la Protezione Civile degli Alpini,
piccole e grandi opere di civile solidarietà ne hanno caratterizzato
l’impegno su iniziativa del piccolo Gruppo, delle Sezioni o Sede Nazionale.
Molte Regioni italiane, purtroppo colpite da calamità, hanno espresso un
riconoscente ringraziamento ai volontari accorsi con generoso altruismo, ma
anche da territori esteri come l’Armenia, l’Albania e la Francia che ci
hanno visto operare, sono giunti sinceri apprezzamenti. Questo vasto impegno
è stato più volte riconosciuto anche dalle Istituzioni con il conferimento
all’Associazione Nazionale Alpini di una medaglia di benemerenza al merito
civile (Basilicata e Campania 1980), una medaglia di bronzo al merito civile
(Valtellina e Valbrembana 1987, Armenia 1989), una medaglia d’oro al valore
civile (Piemonte e Alta Emilia 1994), una medaglia d’oro di benemerenza
concessa dalla Croce Rossa Italiana (Aosta 2003) ed una, recente, medaglia
d’argento al merito civile per le attività dell’Ospedale da Campo
dell’Associazione Nazionale Alpini.
Oltre alla Protezione Civile in senso stretto, infatti, l’ANA, sempre sulla
scorta dell’esperienza maturata in Friuli, si è dotata di un Ospedale da
Campo in grado di portare soccorso qualificato ed efficiente nelle zone
disastrate.
Con i primi fondi messi a disposizione dalla Associazione Nazionale Alpini
ed i primi contributi dello Stato, nel 1986, in occasione dell’Adunata
Nazionale degli Alpini a Bergamo, vengono presentate le prime grandi unità
dell’Ospedale da Campo dell'Associazione Nazionale Alpini per la Protezione
Civile.
Nell’anno successivo il battesimo del fuoco. Nel 1987 la Valtellina e la Val
Brembana vivevano l’incubo di una drammatica alluvione.
Le Unità Sanitarie Mobili dell’Ospedale da Campo, allora in fase di
allestimento, ed un’équipe medica elistrasportata vengono inviate nei luoghi
maggiormente colpiti e forniscono un contributo deciso alle opere di
soccorso.
[modifica] Ospedale da campo
Nell’aprile del 1988 il Ministro della Protezione Civile inaugura a Milano
le strutture del Primo Ospedale da Campo dell’Associazione Nazionale Alpini,
ultimato e pronto all’impiego con la nuova sala operatoria formata da
shelter assemblati secondo una progettazione esclusiva e da un’ampia
antisala, che può essere utilizzata, come peraltro già avvenuto, per
soddisfare esigenze importati ed emergenti di presidi ospedalieri nazionali,
in sostituzione di sale operatorie temporaneamente inagibili.
Di qui, in avanti, la struttura sanitaria campale dell’Ana si è distinta in
importanti operazioni nazionali ed internazionali: nel dicembre del 1988 in
Armenia per il terremoto; in occasione dell’alluvione del Piemonte del 1994,
ad Asti e Alessandria viene inviata la Colonna Sanitaria Mobile ed allestiti
Posti Medici Avanzati nelle due città, operativi per oltre un mese; nel
settembre del 1997 in Umbria per il terremoto; nel 1999 in Kossovo; nel 2000
a Roma per il Giubileo; nel novembre del 2000, in seguito ad alluvione e
successivo dissesto idrogeologico, a Macugnaga dove sette frazioni sono
rimaste isolate; nel settembre del 2004 in Ossezia, in seguito alla nota
strage compiuta da terroristi nella scuola di Beslan. Infine in Sri Lanka a
seguito del tragico tsunami l’Ospedale da Campo è rimasto per oltre sette
mesi nella zona di Trincomalee con 144 volontari che si sono alternati in
turni, lavorando giorno e notte, per offrire non solo un’assistenza
sanitaria di ottimo livello, ma anche un sorriso e tanta umanità ad una
popolazione che oltre alle poche cose che possedeva, oltre agli affetti più
cari, per colpa dello tsunami aveva perso anche il coraggio di esistere.
Va comunque precisato che le attività di Protezione Civile e dell’Ospedale
da Campo sono solo due dei campi nella miriade di iniziative ed opere di
solidarietà espresse dagli alpini.
Tale attività è talmente vasta che è possibile solo elencare le operazioni
di maggior respiro perché è insito e naturale per gli alpini la generosa
spontaneità ed il piacere intimo di realizzarla come semplice dovere civico.
Solo a titolo indicativo, e considerato che molti Gruppi nemmeno vogliono
far sapere cosa hanno effettivamente fatto (fedeli al motto del 5º
Reggimento Alpini: “Nec videar, dum sim” – essere mai apparire!), nel solo
anno 2006 Sezioni e Gruppi dell’Associazione Nazionale Alpini hanno raccolto
donato in opere di solidarietà la complessiva somma di quasi €. 5.500.000
oltre ad 1.450.000 ore di lavoro.
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