TRIBUTO A CARAVAGGIO: CARAVAGGIO E LA LUCE
Torino, 23 Marzo 2021
Dalla sua prima commissione pubblica nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi, Caravaggio manifesta una sorprendente novità nel trattamento della luce.
Le immagini sono apparizioni che emergono dall’oscurità, lo sfondo è abolito e i personaggi della storia emergono attraverso un fascio di luce tagliente come lama, che irrora l’ambiente totalmente buio: un bagliore improvviso, uno squarcio nella notte, coglie soltanto una parte della realtà, un momento nell’inesorabilità del tempo, come uno scatto di fotografia. Tutto il resto rimane avvolto dalle tenebre, l’oscurità sembra tuttavia plasmare fisicamente le forme e lo spazio con un’intensità del tutto inedita; nella pittura di Caravaggio
il buio ha un valore strutturante poiché costruisce le forme 1).
Sin dalla Cappella Contarelli, quando cioè gli scuri si intensificano drammaticamente, la luce di Caravaggio sembra acquistare progressivamente una valenza spirituale: l’oscurità è infatti assimilabile alla ‘notte oscura’ descritta dal mistico spagnolo Giovanni della Croce 2), che definiva buio lo stato permanente dell’anima umana che altro non può percepire e la fede risulta l’unica guida: «Io la fonte so ben che sgorga e scorre, anche se è notte […] quella eterna fontana sta nascosta ma so bene dove ha la sua dimora anche se è notte […] qui se ne sta chiamando le creature che si sazian d’acqua, anche se al buio, perché è di notte» 3).
L’oscurità calata sul mondo potenzia al massimo grado le azioni, i gesti, l’intensità degli stati d’animo, le espressioni dei volti, attivando una drammatica rappresentazione in atto, un hinc et nunc, un qui e ora, che ferma l’azione della storia.
La luce di Caravaggio si ritroverà alcuni secoli dopo nella tecnica fotografica dove l’illuminazione detta laterale o a taglio, è una via di mezzo tra la luce diretta e il controluce: essa diviene sorgente luminosa, rispetto alla direzione verso cui si fotografa, ed è posizionata ad angolo compreso tra 0 e 90 gradi.
L’illuminazione laterale dà massimo risalto alle ombre e sono proprio queste a definire la forma e il dettaglio del soggetto con un‘evidenza plastica affine a quella della scultura.
Questa specifica modalità nel trattamento della luce è in grado di rendere l’impressione di tridimensionalità su un supporto bidimensionale come nella fotografia. Caravaggio ha precorso questa moderna tecnica poiché anche la tela, supporto su cui opera, è bidimensionale e la sua pittura ottiene un vigore plastico che è appunto tridimensionale.
Stefania Macioce
Stefania Macioce è professore di Storia dell’arte moderna alla Sapienza Università di Roma dal 1998, in precedenza ha insegnato per diversi anni nell’Università degli Studi di Udine.
I suoi studi riguardano principalmente la figura di Caravaggio sul quale ha pubblicato diversi libri.
Il suo lavoro fondamentale è il volume Michelangelo Merisi da Caravaggio, Documenti, fonti e inventari 1513-1875, Roma Ugo Bozzi Editore (2003) cui ha fatto seguito una seconda edizione aggiornata 2010, che costituisce un punto di riferimento basilare per gli studi caravaggeschi.
Foto Renato Valterza
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