SVELAMENTO DI DUE CAPOLAVORI DELLA MOSTRA ‘INVITO A POMPEI’
(8 APRILE – 29 AGOSTO 2022) A PALAZZO MADAMA
Torino, 25 Marzo 2022
venerdì 25 marzo a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica (piazza Castello) si è tenuta l’anticipazione della mostra ‘Invito a Pompei’, che sarà aperta al pubblico dall’8 aprile al 29 agosto 2022.
In questa occasione si è assistito all’apertura in diretta delle due casse che contengono il Mosaico con delfino di ambiente termale (tepidarium), 50-79 d.C, Boscoreale, villa della Pisanella e la Parete affrescata con pittura da giardino, 25-50 d.C, Pompei VI 17, 42 - Casa del Bracciale d’oro.
Pavimento con delfino di ambiente termale (tepidarium), 50-79 d.C.
Mosaico
Boscoreale, villa della Pisanella
Il quartiere termale della villa della Pisanella, una delle più note dell’area vesuviana per via del prezioso servizio di
argenteria (oggi al Louvre), aveva tre ambienti decorati in opus tessellatum bianco/nero con animali marini, secondo
una moda diffusa dalla metà del I sec d.C.
Il delfino è un animale spesso raffigurato in ambienti termali e rientra nel
tiaso marino. Il corpo allungato, quasi serpentiforme, mostra una commistione tra l’ambiente marino e quello palustre.
Solo nel settembre del 1894 Vincenzo De Prisco, nipote ed erede del proprietario del fondo adiacente, riprese le
esplorazioni: queste terminarono nel 1898, dopo due campagne di scavo che portarono in luce l’intero complesso. Si
tratta di una grande villa, che associa le funzioni produttive a quelle residenziali e che ha costituito per l’architettura,
gli apparati tecnici, decorativi e i reperti ritrovati, ma anche per le vicende che ne hanno comportato la dispersione,
materia di numerosissimi e doviziosi studi e ricerche, nonché materia ispiratrice di racconti romantici arricchiti di
particolari fantasiosi. Il quartiere termale, con un’area di poco meno di 40 m2, occupava il settore nord-occidentale
del complesso tra la stalla a Nord, l’area esterna (terreno coltivato con solchi di un orto?) alla villa a Ovest, il pistrinum
a Sud e la cucina a Est.
Sulla parete ovest della cucina si apriva una porticina ad arco che dava accesso alle terme,
costituite da tre ambienti adiacenti, comunicanti tutti attraverso piccole porte ad arco, pavimentati con mosaici a
fondo bianco e animali, riconducibili al tema delle acque.
Il primo ambiente del quartiere termale è l’apodyterium a pianta rettangolare con pavimento a mosaico con granseola
e anitre. Le pareti erano affrescate in rosso con fasce e zoccolo neri e cornici a fondo rosso, decorate da girali e
palmette bianchi sui quali si impostava la copertura a volta. Sulla parete di fondo c’era una finestrina decorata da
stucco bianco e fasce rosse chiusa da un’inferriata. Lungo la parete nord c’era una fistula in piombo, che, provenendo
dalla cucina, giungeva fino all’angolo nord all’esterno del complesso. Dalla parete sud si accede al tepidarium con
pavimento lievemente sopraelevato per la presenza delle suspensurae; si raggiungeva attraverso una soglia gradiente
a mosaico a fondo bianco con losanga nera e il pavimento dell’ambiente era a mosaico a fondo bianco con delfino in
tessere nere. Le pareti rivestite di tegulae mammatae erano decorate da intonaco a fondo nero. Il soffitto a volta
bassa, per preservare il calore, si impostava su una cornice in stucco con palmette e boccioli, sottolineata da una fascia
rossa.
Da una porticina ad arco, chiusa da due battenti in legno, della parete sud si raggiungeva il calidarium: l’ambiente, a
pianta rettangolare, presentava sul lato breve a sinistra dell’ingresso (Est) una vasca e sul lato opposto, a destra, una
nicchia che conservava la traccia della base di un labrum. La vasca era accessibile da un gradino rivestito in marmo,
alla base del quale c’era un foro di scarico dell’acqua addotta da una bocchetta posta sopra la vasca. Anche questo
ambiente era pavimentato con un tappeto musivo bianco con al centro in nero una cicogna che afferra un serpentello.
Boscoreale, Villa della Pisanella, pavimento dell’apodyterium
Il pavimento musivo era allettato su uno strato di malta che rivestiva le suspensurae, formate da pilastrini in mattoni
e da pilae fittili, secondo i precetti vitruviani. Le pareti, rivestite da tegole mammate per consentire la circolazione del
vapore caldo, erano ricoperte da intonaco fine levigato bianco con fascia rossa. La parete di fronte alla vasca si
articolava con una nicchia semicircolare rivestita di tegole e sormontata da una volta a conchiglia in stucco, con cornice
modanata decorata a onde correnti e con una apertura circolare strombata. Al centro della nicchia sporgeva la cannula
in bronzo che versava l’acqua nel labrum. L’ambiente era coperto con volta a botte che, in crollo, posava su una
cornice in stucco; su questo ambiente doveva esserci un solaio, utilizzato come deposito di anfore. A destra della
nicchia il muro presentava un foro passante rivestito da un tubo fittile che consentiva la regolamentazione della
temperatura dell’ambiente.
La parete sud era adiacente all’ipocaustum, il cui rinvenimento suscitò grande interesse e scalpore per le sue perfette
condizioni di conservazione, grazie alle quali fu possibile la piena comprensione del funzionamento dell’impianto di
riscaldamento e delle complesse modalità di distribuzione dell’acqua.
Parete con pittura da giardino, 25-50 d.C.
Affresco
Pompei VI 17, 42 (Casa del Bracciale d’oro)
È la parete di fondo dell’oecus, il grande salone da ricevimento di una casa dell’élite pompeiana del 79 d.C. Il giardino
lussureggiante con diversi tipi di piante e uccelli, che in natura non potrebbero coesistere, è una rappresentazione
immaginaria, che risponde alla moda nata a Roma nella sala ipogea della Villa di Livia. L’origine è da cercare nelle
correnti paesistiche della pittura alessandrina diffuse in Lazio e Campania da botteghe di pittori, che in età augustea
avevano lavorato per la committenza imperiale.
È uno degli affreschi più famosi della città distrutta dal Vesuvio, tanto da essere diventato, nel tempo, la più classica
icona di giardino pompeiano: la grande parete affrescata con scene di giardino proveniente dalla Casa del Bracciale
d’Oro di Pompei è eccezionalmente presentata a Palazzo Madama.
La fauna e la flora sono rappresentate con grande perizia. Tra gli uccelli si riconoscono l’alzavola che si leva in volo,
l’usignolo, la cornacchia grigia, la garzetta; tra le piante gli oleandri, i corbezzoli, il pino e le rose. Si pensa che queste
piante avessero un significato simbolico: per esempio la palma da datteri, simbolo di vittoria e immortalità; l’alloro,
sacro ad Apollo; il corbezzolo, simbolo di eternità; il papavero, attributo di Demetra; il pino, simbolo di fecondità e
sacro ad Attis e Cibele; il viburno, consacrato nei trionfi; l’oleandro velenoso simbolo di morte, e la rosa, simbolo di
amore e sacra a Venere.
L’affresco, che decorava la zona centrale della parete a sinistra dell’ingresso, può annoverarsi tra le più accurate
rappresentazioni di giardino di III stile, risalente al secondo venticinquennio del I secolo d.C. La cura dei dettagli con la
quale è raffigurato il lussureggiante giardino fiorito genera un effetto realistico che permette di riconoscere diverse
specie di piante dell’epoca: l’oleandro, il viburno, il vilucchione, la palma, la rosa, l’edera variegata, oltre alle varie
tipologie di uccelli, volteggianti o posati sui rami degli alberi, come il colombo, il colombaccio, la gazza ladra, il passero
e la rondine. La decorazione, rinvenuta negli anni ’70 in frammenti, è stata ricomposta grazie a un complesso
intervento di restauro.
Foto Renato Valterza
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