MOSTRA VOGLIAMO TUTTO
Torino, 25 Settembre 2021
Dal 25 settembre 2021 al 16 gennaio 2022 OGR Torino presenta Vogliamo tutto. Una mostra sul lavoro, tra disillusione e riscatto, a cura di Samuele Piazza con Nicola Ricciardi: una collettiva per riflettere sulla trasformazione del lavoro nel contesto post-industriale e digitale, tra coscienza e disillusione, precarietà e riscatto. La mostra inaugura sabato 25 settembre, con attività gratuite per tutti dalle 10 alle 20: performance, laboratori per bambini e visita guidata (informazioni dettagliate per prenotazioni a questo link).
In OGR Torino, luogo simbolo della transizione verso nuovi modelli di produttività, le installazioni, le sculture, i video e le performance di tredici artisti invitano a osservare i resti di un recente passato industriale e le ambivalenze di nuove condizioni lavorative.
Vogliamo tutto prende il titolo da un romanzo dell'artista e scrittore Nanni Balestrini pubblicato nel 1971. Il libro racconta l’autunno caldo della Torino del 1969, in una lettura animata e partecipe dei cambiamenti della società italiana di quegli anni. La mostra indaga la condizione contemporanea, senza proporre soluzioni definitive ma invitando i visitatori a un ripensamento della propria posizione nello scenario lavorativo contemporaneo.
Due filoni discorsivi attraversano idealmente il percorso espositivo. Le opere esposte al Binario 1 si concentrano sulla transizione dalla società industriale a quella post-industriale, e sulla necessità di re-immaginare un futuro che si faccia carico dei lasciti materiali, sociali e ambientali di quel modello. Tra questi, il video di Kevin Jerome Everson, Century, che riprende la demolizione dell’omonimo modello di automobile, l’indagine sociale di LaToya Ruby Frazier, The Last Cruze, che testimonia le conseguenze della chiusura di uno stabilimento automobilistico sulla comunità di Lordstown, Ohio, e la monumentale installazione di Mike Nelson, The Asset Stripper, in cui materiali recuperati da industrie dismesse paiono fantasmi di un’epoca passata.
Al Binario 2 l’indagine prosegue focalizzandosi sul lavoro digitale e su come il suo avvento abbia cambiato, radicalizzato o, in alcuni casi, lasciato invariate alcune questioni del mondo del lavoro. Come, ad esempio, in Technologies of Care di Elisa Giardina Papa, una raccolta di interviste a operatrici online di servizi di cura alla persona, rappresentanti di una forza lavoro invisibile, o nelle xilografie The Manual Labor Series di Sidsel Meineche Hansen, che pongono l’attenzione sulla falsa ideologia della scomparsa del lavoro fisico. E ancora nell’installazione video In Real Life di Liz Magic Laser che, in forma di reality show, svela il labile confine tra lavoro e tempo libero grazie al coinvolgimento di cinque gig-worker alla ricerca di un nuovo equilibrio.
Come in un invito alla consapevolezza, alla ricerca di nuove possibilità e di alternative al sistema attuale, il percorso espositivo si chiude con opere che richiamano rivendicazioni del passato: A Call to Arms: Building a Fem Army di Andrea Bowers, su cui campeggiano tre figure femminili in un ideale manifesto per la lotta femminista intersezionale, e Vogliamo Tutto Brickbat di Claire Fontaine, in cui la copertina dell’omonimo libro di Balestrini avvolge un mattone simbolo di protesta e scardinamento.
Vogliamo tutto era una dichiarazione massimalista e concisa, che rifletteva le aspirazioni di una classe operaia in sciopero contro lo sfruttamento e implicava migliori condizioni di lavoro, salari commisurati allo sforzo, tempo libero e il diritto a un reddito estraneo al lavoro salariato. A cinquant’anni dalla pubblicazione, si può dire che molte delle questioni sollevate nel libro siano cambiate senza una vera soluzione, rendendo solo più complesso identificare cause e modi di affrontare una nuova precarietà in un contesto globale.
Nel mondo occidentale di oggi – che si sta allontanando dalla produzione industriale e dall’idea del posto di lavoro tradizionale – come sono state riformate le lotte e le richieste degli anni Settanta?
In che modo il lavoro e la sua deregolamentazione all’interno delle dinamiche neoliberiste hanno influenzato la capacità di lottare per i diritti?
In una società in cui il lavoro e il tempo libero spesso non hanno più distinzioni, e dove la pandemia di Covid-19 aggiunge ulteriori sfide ogni giorno, ha ancora senso volere tutto?
Foto Renato Valterza
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