LISENA ARES, VIBRAZIONI DELLA MATERIA
Le opere di Lisena Ares, donna d’arte. Lo spazio che si rende visibile per narrare l’amore per la vita.
Torino, 24 Giugno 2023
La mostra della giovane artista Lisena Ares suggerisce una riflessione importante per gli appassionati d’arte: infatti se da un lato ci permette di avvicinarci alla pittura femminile già nell’epoca del manierismo, dall’altro ricorda che per poter vedere le opere di scultrici di una certa importanza è necessario studiare gli anni dell’ultimo secolo o poco più.
Prima di allora è difficile pensare il contatto della donna con materiali pesanti e come usava la forza, quando lo poteva fare, per trarre l’espressione pensata nella figura umana che prendeva forma. E ciò per millenni, da quando l’uomo sentì per primo il dovere di trarre dalle primordiali “veneri” di pietra l’armonia della bellezza dei sentimenti, dell’amore, del perpetuarsi della vita. Anche del rispetto per l’essere femminile che gli stava accanto, perché questa sapeva suggerire valori e rapporti umani certamente ancora puri, anche da adorare con un’istintiva religiosità. E così per migliaia di anni. Nei secoli delle grandi civiltà, del nostro rinascimento e del barocco, e forse ancora oggi, è difficile immaginare grandi sculture marmoree elaborate solo a scalpello come opere di artiste, e pensare come possano essere l’estensione del pensiero della stessa scultrice. Ciò perché molti hanno sempre pensato che la forza potesse appartenere solo all’uomo, sia sotto il profilo sociale-umano che artistico.
Senza dubbio il modellare più che lo scolpire fu importante per mutare questo modo d’agire. Soprattutto nelle cose semplici di tempi lontani. Chissà quanti artisti di ambo i sessi hanno modellato con la cera e con la creta. Basti pensare all’enorme quantità di vasi attici, etruschi, romani e altri, oltre che statue piccole o grandi che sono nate con altre tecniche. Erano solo uomini a fare arte? E quante artiste sono emerse nel tempo e quante opere sono state create da queste? Come? Creare modellando, cioè aggiungendo materia anziché togliere il superfluo per far uscire una forma pensata da un blocco di pietra. Perché modellare significa occupare nuovo spazio, come quello di un essere vivente che nasce; e la forma umana o altro creata con la terra, cera, poi anche fusa in metallo se si vuole, si accompagnerà con persone vive che sono opere del creato, che si muovono, e con cui si potrà dialogare, perché pensanti e libere di esistere.
Quante opere al naturale fuse in bronzo possiamo vedere lungo le vie e piazze delle città del nord Europa, anche in ambienti delimitati, ma che sembrano far parole pur nell’assordante silenzio con chi gli passa accanto!
Nelle opere di Lisena si possono vivere queste sensazioni, perché si percepisce un dialogo con l’opera già mentre nasce, una trasmissione reale di pensiero tra la mente e il manufatto. E questo, perché è soprattutto donna artista, e sa spiegare meglio quei sentimenti e modi esistenziali che sovente l’uomo sa solo vedere o tentare di comprendere.
Le maternità sono le opere che soprattutto guidano il suo operare. E’ la massima espressione di dolcezza che una madre può dare, perché lo stringere un bimbo al seno, oltre che nutrimento è un atto di amore. I visi che si fondono, le braccia che s’intrecciano sono una trasmissione continua di vita che pur nella diversità mutevole del tempo non verrà mai a mancare negli anni. Ed ecco che necessariamente non deve essere solo la bellezza e gioia che dobbiamo percepire nei visi, ma soprattutto la somma di sentimenti che la madre si porta nel cuore, anche di dolore quando ciò che ha generato soffre, pur se adulto e ormai distante da essa. Osserviamo allora che anche solo il disegno di un volto concepito come traccia per modellare un’opera, anche la composizione di una singola figura, può trasmettere queste cose. Sono modi di operare che hanno rincorso tutti i grandi artisti del passato, tentando di capire il più possibile il vero concetto di madre, probabilmente anche quando hanno voluto rappresentare la bellezza pura accademica legata ad altri modi d’essere o comportamenti distanti dalla maternità.
Certo, dovremmo abituarci ad osservare con attenzione le opere di qualsiasi artista cercando di trasformare la materia stessa in valori, anche in insegnamenti, perché l’arte sa trasmettere solo cose buone per poter vivere l’armonia della vita nel rispetto di chi sta accanto. Ancor più oggi, un periodo carico di violenza.
Dunque, un invito a vedere con calma le opere esposte. Se lo si fa ci accorgeremmo di alcune cose importanti. Lisena Ares in queste sculture non usa levigare le superfici, ma lascia un traccia quasi nativa, come in pittura una pennellata interrotta, un non finito. Traspare la sensazione di un’ansia prima di applicare l’ultima particella di creta o cera che può modificare ciò che aveva pensato. E ciò è un valore per chi sa osservare, perché in momenti diversi con sentimenti mutevoli, ognuno può modificare a piacimento ciò che desidera vedere, cioè terminare col proprio pensiero quel gesto che Lisena ha volutamente lasciato in “sospeso”.
Grazie alla pinacoteca “Il cammello” e ai suoi preziosi collaboratori, al pittore Dino Pasquero instancabile animatore, all’intera comunità di Guarene per aver organizzato questo prezioso momento d’arte.
Antonio Buccolo
Foto Renato Valterza
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