MOSTRA "LA FORMA DEL FUTURO"
Torino, 20 Maggio 2021
Il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino h inaugurato il20/05/2021 la mostra “La Forma del Futuro”, uno straordinario percorso espositivo che racconta, con il contributo di 16 esemplari d’eccezione, l’innata capacità di Pininfarina di immaginare il futuro e dargli forma anticipando i tempi e dettando le tendenze. Una selezione di prototipi di ricerca, dream car e vetture esclusive che testimoniano il genio espresso dalla casa di design italiana più famosa al mondo nel corso di tre generazioni e oltre 90 anni di storia, con un approccio progettuale che, combinando stile e funzione, ha segnato l’evoluzione dell’automobile.
Da sempre Pininfarina progetta pensando al futuro, perché il futuro sia migliore anche nell’idea di automobile. Con le concept car ha mostrato al mondo soluzioni formali e tecniche affascinanti improntate al rispetto dell’ambiente e delle risorse, ma pur sempre all’insegna del design. Fantasie a quattro ruote, in alcuni casi, nate per ammaliare costruttori e pubblico ai saloni automobilistici internazionali, ma portatrici di soluzioni pensate per la mobilità del futuro. In altri, ricerca spinta o in risposta a tematiche ecologiche e crisi energetiche, con particolare insistenza su forme aerodinamiche e tecnologie e materiali alternativi in grado di rendere i mezzi di trasporto più leggeri e meno inquinanti. Modelli che esplorano e influenzano le nuove tendenze estetiche e tecnologiche. Alcuni evolutivi, altri estremi, fuori dai canoni estetici della loro epoca. E anche esemplari che per la modernità e l’unicità della loro forma sono diventati icone da museo o produzioni in serie limitate.
Da questo ineguagliabile percorso di innovazione lungo quasi un secolo prende vita “La Forma del Futuro”, mostra che rimarrà aperta al pubblico fino al 12 settembre 2021. Un allestimento che vanta un’audioguida museale d’autore da fruire in autonomia e in tutta sicurezza: a guidare il visitatore, infatti, sarà la voce del Presidente Paolo Pininfarina. Per accedere ai suoi video-racconti sarà sufficiente inquadrare col proprio smartphone i QR code collocati lungo il percorso espositivo.
Oggi, in occasione dell’inaugurazione, saranno esposti in via del tutto eccezionale due ulteriori gioielli che testimoniano una storia di design orientata all’innovazione ma sempre nel segno del più puro stile Pininfarina: il primo è la Dino Berlinetta Speciale del 1965, esemplare unico appena restaurato nell’atelier Pininfarina di Cambiano per un collezionista privato nell’ambito del programma di restauro e certificazione di autenticità riservato ai proprietari di modelli disegnati e realizzati da Pininfarina. Accanto alla Dino, un’anteprima di stile del simulatore di guida disegnato e costruito da Pininfarina per The Classic Car Trust, ispirato nelle forme alla leggendaria Cisitalia 202, nato per offrire al gentleman driver, attraverso le nuove tecnologie, l’emozione di guidare le più prestigiose auto classiche.
“In un anniversario così importante per la nostra azienda, che celebriamo al Mauto con un anno di ritardo a causa dell’emergenza sanitaria – spiega il Presidente
Paolo Pininfarina – guardiamo al nostro percorso concentrandoci su capolavori che, ciascuno a modo proprio, hanno rappresentato un salto in avanti nella concezione dell’automobile. Il design ha la capacità di migliorare continuamente la vita delle persone e fornire la risposta per immaginare un nuovo futuro. Questa è la nostra missione, e lo sarà anche per i prossimi 90 anni”.
I 16 modelli in mostra non raccontano solo la storia di un’Azienda cresciuta all’insegna dell’innovazione e di un Marchio che ha portato il design italiano nel mondo. Raccontano anche una storia di uomini che, con il loro intuito e la loro capacità di circondarsi di talenti, hanno dato un contributo fondamentale al progresso dell’automobile.
A cominciare dal Fondatore Pinin Farina, un pioniere dell’evoluzione dello stile e dello studio dell’aerodinamica, che descrive come “la forma della velocità”: già nel 1936 abbraccia la causa della modernità con il concept rivoluzionario della Aprilia, per poi scolpire carrozzerie memorabili come la Cisitalia 202 ed innumerevoli modelli per marchi prestigiosi come Ferrari, Lancia, Alfa Romeo, Rolls-Royce. L’attitudine all’innovazione viene ereditata dal figlio Sergio Pininfarina, che nel 1972 decide di realizzare, in piena crisi petrolifera, la prima Galleria del Vento in Italia, rendendo familiari parole come efficienza energetica, emissioni, eco-sostenibilità. Concetti che avrebbe poi riproposto con innumerevoli prototipi di ricerca come la Ecos del 1978, il primo a trazione elettrica, o la CNR, insignita del Compasso d’Oro. Negli anni 2000 è la terza generazione a spingere sull’innovazione. Andrea Pininfarina lancia una serie di progetti di ricerca sulle forme e le tecnologie del futuro, come la city car elettrica BlueCar e la spettacolare Sintesi, con la quale Pininfarina è uno dei primissimi player ad esplorare il tema della connettività e dell’infotainment. L’attuale Presidente, Paolo Pininfarina, raccoglie il testimone con progetti che fanno della sostenibilità ambientale una bandiera, dalle concept elettriche Nido EV e Cambiano alla prima auto da pista a idrogeno H2 Speed, fino alla hypercar elettrica Battista, che diventerà una piccola serie prodotta nell’atelier Pininfarina di Cambiano.
La mostra proposta dal Mauto non si limita a celebrare le intuizioni del passato, ma intende stimolare una riflessione sull’auto di domani. “La forma del futuro è sempre al centro di ogni nostro pensiero – commenta l’AD Silvio Angori. – Nel prossimo decennio l’automobile non sarà più come l’abbiamo pensata e realizzata per 90 anni. Sarà connessa, condivisa, elettrificata, autonoma. Noi siamo dentro questa rivoluzione. La fertilizzazione incrociata tra tutte le nostre competenze, dall’automotive all’architettura, dall’interior design all’experience design, determinerà la mobilità del futuro firmata Pininfarina”.
Benedetto Camerana, Presidente del MAUTO, commenta: “La mostra per i 90 anni di Pininfarina rinnova l’impegno del MAUTO a promuovere una conoscenza scientifica del design dell’automobile. Celebrare la straordinaria storia del marchio torinese, esplorandone anche i percorsi futuri, per noi significa valorizzare la grande competenza del nostro territorio. Riguardando ancora una volta i capolavori presenti nella mostra, e gli altri da noi esposti in permanenza, vedo emergere una sintesi continua che definisce l’idea di un classicismo universale: ogni auto, ogni prototipo, pur rispondendo alle necessità di un momento storico e anticipandone altre in divenire, si impone allo sguardo per il suo valore senza tempo, sospeso tra passato e futuro. Il caso esemplare di questa condizione è la Cisitalia 202, un’opera d’arte industriale che dal 1947 e da Torino continua a conquistare gli occhi del mondo”.
IL PERCORSO DELLA MOSTRA – La mostra si sviluppa attraverso aree tematiche. Si inizia con la sezione ARTE, che non può che essere dedicata all’icona Pininfarina per eccellenza, la Cisitalia 202. Un capolavoro che racconta come la Carrozzeria Pinin Farina interpreta l’innovazione nei primi decenni della sua storia, in una mescolanza perfetta tra heritage e avanguardia. La Cisitalia assume il ruolo di spartiacque simbolico nella storia del design automobilistico: il suo stile, infatti, anticipa le linee e il design che avrebbero contraddistinto tutti gli anni Sessanta. Con la Cisitalia l’innovazione diventa arte: viene infatti subito definita “scultura in movimento” e viene esposta, prima vettura al mondo, in un Museo di Arte Moderna, il MoMA di New York.
L’area STILE introduce alla ricerca in grado di dettare le scelte stilistiche degli anni a venire. Una costante nella storia di Pininfarina, sempre perseguendo l’obiettivo numero uno, ovvero la creazione di automobili che esprimano bellezza e il buon gusto tipicamente italiano. Un approccio che trova nella relazione con Ferrari, quest’anno giunta al 70° anniversario, un’incredibile conferma. Innumerevoli i modelli che, all’epoca del loro debutto, presentano soluzioni che avremmo ritrovato qualche anno dopo in vetture di serie di successo. Esempi di questa capacità sono le tre Ferrari in esposizione. La P6, definita da Paolo Pininfarina “la madre di tutte le berlinette”, è destinata a rimanere solo uno studio di stile, ma le sue linee – il suo muso affilato ed allungato e le sue luci rettangolari Carello – sono un’anteprima del linguaggio stilistico che caratterizza la gamma Ferrari durante gli anni ’70. E la Berlinetta Boxer del 1971 ne è l’esempio, anche se a prima vista potrebbe sembrare completamente diversa. Presentata come prototipo di stile al Salone di Torino del 1971, la BB segna la conversione di Enzo Ferrari alla soluzione tecnica del motore centrale. Da questo prototipo nel 1973 prenderà avvio la costruzione in serie, sia pure con le necessarie modifiche dettate dalla sperimentazione e dalle esigenze industriali, della 365 GT4. A completare il trittico Ferrari, la concept car Sergio, nata nel 2013 come omaggio a Sergio Pininfarina per poi tradursi, due anni dopo, in una piccola serie di 6 unità. Un oggetto radicale ed essenziale orientato alle performance, dove il parabrezza viene sostituito da un “parabrezza virtuale” progettato in Galleria del Vento con la funzione di deviare il flusso d’aria sopra la testa del guidatore.
Segue, nell’area RICERCA, una sfilata di esemplari che testimoniano la ricerca formale e aerodinamica, gli studi sulla sicurezza e sull’architettura degli interni, la sperimentazione di nuovi materiali riciclabili ed ecocompatibili, l’applicazione di propulsioni amiche dell’ambiente. Durante la crisi energetica degli anni ’70, per esempio, l’industria si concentra sull’aerodinamica e sulle fonti alternative di energia per ridurre il consumo di benzina. Pininfarina risponde sviluppando il prototipo CNR Energetica 1, forma di carrozzeria aerodinamica ideale. Gli anni ’90 testimoniano una più approfondita coscienza dei problemi ambientali, una maggiore ricerca nel campo dei materiali riciclabili e dell’ergonomia, un concetto di “packaging” del veicolo più efficiente. Pininfarina offre nuove soluzioni con il macro-progetto Ethos, una famiglia di 3 veicoli eco-compatibili di diversa configurazione (spider, coupé, city car) con il telaio in alluminio, carrozzeria in resina riciclabile, motore termico innovativo con emissioni ridotte, fino ad arrivare, nel 1995, alla Ethos 3EV, vettura a emissioni zero. A fine anni Novanta Pininfarina rivolge la sua attenzione alla ricerca di veicoli ibridi con progetti come Metrocubo che, con abitacolo modulare e dimensioni ridotte, risponde anche ai problemi della circolazione cittadina e di medio raggio. Nel 2004 torna ad un tema già anticipato con prototipi come Sigma e Alfa Romeo P33: la sicurezza. Con il progetto Nido, Pininfarina affronta ancora una volta il tema della city car con un concept concepito come un nido protettivo attorno ai due passeggeri. Il suo design conquista tutti e viene premiato con il Compasso d’Oro.
Lasciando l’area RICERCA si entra nella seconda parte dell’esposizione, dove ogni vettura è uno spettacolo irripetibile. Si inizia con l’area TECNOLOGIA, dove troviamo due oggetti di ricerca applicata al mondo delle vetture da corsa. Da un lato, la Sigma Grand Prix del 1969, progetto per monoposto di Formula 1 che raggruppa concetti e soluzioni originali di sicurezza tesi a ridurre drasticamente la componente di rischio intrinseca a questo sport. Dall’altro, la H2 Speed, la prima auto da pista a utilizzare l’innovativa tecnologia delle celle di combustibile alimentate da idrogeno: il risultato è un bolide a zero emissioni con una velocità di oltre 300km/h, eletto Concept Car of the Year 2016.
Prima del gran finale, la mostra regala, con l’area MITO, uno sguardo su quei capolavori che, grazie al loro stile senza tempo, sono entrati nell’immaginario collettivo come sinonimo di bella automobile italiana, sovente anche grazie a Hollywood: tra tutti, il Duetto guidato da Dustin Hoffman nel film Il Laureato, qui evocato in alcuni dettagli, oltre che nel nome, dalla concept car 2uettottanta. Lo spider del futuro secondo Pininfarina debutta a Ginevra nel 2010 in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’Azienda. Un concetto che rappresenta la visione innovativa, proiettata nel terzo millennio, di un tema saldamente presente nelle radici della Pininfarina, lo spider a 2 posti.
A chiudere il cerchio è l’area FUTURO perché qui troviamo la Pininfarina che verrà. Intanto due concept che, per aspetti diversi, raccontano la visione Pininfarina dell’auto di domani. Con la Sintesi si esplora il futuro dell’auto in termini di architettura, tecnologia e connettività. Un veicolo a zero emissioni alimentato da una catena di trazione a celle di combustibile con quattro motori elettrici sulle ruote. Per i suoi contenuti vince il Red Dot Design Award nel 2008. La Cambiano, invece, fissa nuovi parametri di ecosostenibilità nel segmento delle vetture di lusso ad alte prestazioni, vantando come proprio punto di forza una trazione elettrica che consente di avere emissioni pari a zero nel ciclo urbano. Non a caso si aggiudica il Premio per l’Innovazione ADI Design Index 2013. La sostenibilità ambientale si ritrova anche negli interni, in parte realizzati con il legno riciclato delle “briccole”, i pali di quercia europea usati per segnare la navigazione nella laguna di Venezia. Infine, la Battista, il concept di una hypercar elettrica presentato al Salone dell’Auto di Ginevra 2019 da Automobili Pininfarina, il nuovo marchio di auto di lusso sostenibili controllato da Mahindra & Mahindra Ltd. Emblema dell’eccellenza di Pininfarina nel design e nella manifattura artigianale di vetture esclusive, la Battista avrà prestazioni di livello mondiale, innovazioni tecnologiche all’avanguardia e naturalmente uno stile unico ed elegante. Disegnata e co-sviluppata da Automobili Pininfarina e Pininfarina SpA, sarà prodotta in 150 esemplari realizzati individualmente a mano presso l’atelier Pininfarina di Cambiano. Portando il nome del Fondatore, la Battista rappresenta uno straordinario connubio fra il passato e il futuro dell’automobilismo firmato Pininfarina.
Foto Renato Valterza
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