MOSTRA ASIA ARGENTO:
ANTOLOGIA ANALOGICA
Volti, suggestioni, colori
ed elaborazioni grafiche
Torino, 23 Aprile 2019
Alla Mole Antonelliana sono esposte le fotografie dell’attrice e regista Asia Argento « Quando sono iniziati i miei problemi personali tanti mi hanno esortata a scrivere Invece scattare a raffica è diventata una sorta di terapia, un flusso inarrestabile" «Le Polaroid per me sono la materia dei ricordi, anzi la memoria stessa. Ricordo che quando ero bambina, ogni volta che iniziavo un film, mio padre veniva a trovarmi sul set e mi scattava una Polaroid per immortalare quell’istante».
Nonostante le sue foto siano state pubblicate in importanti riviste nazionali e internazionali, quello di fotografa è uno dei meno conosciuti tra i tanti volti di Asia Argento. Attrice e regista, modella e giudice di talent-show, martedì tornerà a Torino, dove nel 2017 era stata guest director del Torino Film Festival, per inaugurare la sua personale "Asia Argento Antologia analogica".
Autoritratti, volti, suggestioni, colori ed elaborazioni grafiche, tra Polaroid e stampe da negativi da 35 mm, con cui offre al pubblico una parte del suo mondo.
«Quando sono iniziati i miei problemi personali — racconta l’artista — tanti amici mi hanno esortato a scrivere, ma più stavo male e più non riuscivo a riempire quell’odiosa pagina bianca».
In quel periodo ha iniziato a usare la Polaroid. «Scattare Polaroid a raffica è diventata una sorta di terapia, un flusso inarrestabile e quasi incosciente».
Sotto i grandi schermi dell’Aula del Tempio della Mole Antonelliana, nella mostra curata da Stefano Iachetti e organizzata dal Museo Nazionale del Cinema come evento collaterale del trentaquattresimo Lovers Film Festival, al via giovedì, sono esposte 170 di quelle foto. Scatti su cui è intervenuta, con colori e materiali, creando una fusione suggestiva.
«Ho accumulato e conservato tantissime Polaroid ed ho notato che col tempo scolorano, come la memoria cambia i colori, col passar del tempo, quando la manipoliamo per renderla accettabile a noi stessi. Il bianco diventa rosa, il nero diventa verde, tutti i colori sbiadiscono e mutano di tono».
Nella collezione, Asia Argento omaggia alcuni degli artisti con i quali ha collaborato o si è confrontata, dal gruppo gothic dei Bauhaus alla band di Detroit Demolition Dolls Rod, passando per i Verbana di Scott Bondy, in un intreccio di celebrazioni e citazioni. In altri scatti ritrae se stessa, di volta in volta graffiata, sbiadita, svanita, trasformata, come nelle Polaroid che la ritraggono bionda, con maschere colorate o in versione Frida Kahlo, raccontando i suoi diversi stati d’animo.
Sulla cancellata esterna della Mole, invece, trovano spazio ventitré immagini di grandi formato, realizzate tra il 2001 e il 2004 utilizzando la pellicola da 35 mm, e quattro realizzate da Stefano Iachetti, che la ritraggono sul set di "Incompresa", da lei diretto nel 2013.
La sua passione per la fotografia ha radici antiche.
Gliel’ha inculcata la nonna paterna Elda Luxardo, sorella dei più noti Elio e Aldo Luxardo e pioniera della fotografia al femminile.
Furono suoi i primi ritratti di Gina Lollobrigida, Sophia Loren e Claudia Cardinale, scatti in bianco e nero che sono entrati nella storia del cinema.
«Nessuno aveva il senso della luce e dei chiaroscuri che aveva lei, la sua sete di bellezza e di eleganza, la magia. Mi ha dato tanti consigli e i suoi racconti erano meravigliosi. Mi ha insegnato tecnicamente come si cattura la luce ma anche come, all’epoca, si facevano i ritocchi a mano: il Photoshop artigianale». È da lei che ha ereditato il gusto estetico, la tecnica di ripresa e del ritocco a mano. «Ne dà prova — spiega Iachetti — con la sua capacità di osservare il mondo e di catturare l’attimo, trasmettendo emozioni attraverso le immagini».
«Questa mostra — aggiunge Sergio Toffetti, presidente del Museo del Cinema — sottolinea la centralità della fotografia nelle nostre collezioni, e rappresenta un’occasione per far dialogare l’allestimento museale con la creatività contemporanea».
Foto Renato Valterza
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