MARINA ABRAMOVIC: CONFERITA LAUREA HONORIS CAUSA
L'Accademia Albertina ha conferito il titolo in tecniche performative a Marina Abramović. L'artista: "Torino città speciale"
Torino, 23 Giugno 2024
All’Accademia Albertina di Belle Arti è stata ospite Marina Abramović, che proprio dall’istituzione torinese ha ricevuto la laurea honoris causa in “Tecniche performative per le arti visive“. Il conferimento è arrivato perché, secondo il Consiglio Accademico, l’artista «ha saputo dare uno straordinario e unico impulso, tra il XX e il XXI secolo, al rinnovamento della gestualità comportamentale nelle tecniche performative internazionali».
La cerimonia si è svolta in un’aula dell’Accademia Albertina gremita di persone tra docenti, studenti e addetti ai lavori. A seguito della laudatio affidata al docente Gabriele Romeo, l’artista serba – naturalizzata statunitense – ha preso parola, non solo sottolineando il ruolo attivo dell’arte nel presente, ma tessendo anche le lodi della città che la celebra. «Nessuno di noi è Dio – ha dichiarato – ma ognuno può fare qualcosa. Torino città speciale, da qui sono arrivati i migliori artisti contemporanei». Rispetto al riconoscimento ottenuto dall’istituzione, Marina Abramović ha aggiunto: «Grazie tantissimo, qui a Torino c’è performance art, che non c’è a Milano e non c’è a Roma».
Al termine della cerimonia sono stati proiettati due video che l’artista ha scelto per Torino. In entrambi figura Wilhelm Defoe e consistono in estratti dal lavoro in onore di Maria Callas, Seven Deaths, realizzato in occasione del centenario della nascita dell’attrice. L’evento nel capoluogo piemontese ha rappresentato un ulteriore tappa del periodo che Marina Abramović ha trascorso in Italia nel corso di questo mese. Dopo tre giorni a Pesaro, Capitale della Cultura, per l’opera immersiva The Life, e a seguito anche di una tappa a Taormina, dove è stata ospite di Tabouk, l’artista è approdata a Torino, dove ha chiuso un festival dedicato alla performance art.
Che tipo di arte è quella di Marina Abramović?
La sua è certamente un’opera dai caratteri anticonformistici, riflessivi, fuori dagli schemi e profondi. Attraverso le sue performance, l’invito è a riflettere su sè stessi, sul ruolo che l’essere umano ha nel mondo e in che modo si relaziona con i suoi simili. Esempio più lampante è dato dalla primissima opera di Marina Abramović, Rhythm 0, del 1974 tenutasi a Napoli nello Studio Morra. Completamente inerme e passiva per sei lunghe ore, si era messa alla mercè del suo pubblico che di lei avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. La situazione è degenerata a tal punto da far scoppiare una lite tra chi inveiva contro Abramović e chi tentava di difenderla.
In Lips of Thomas porta il suo corpo oltre i limiti e propone una performance cruda ed estrema, in cui giunge a incidersi il ventre e a richiamare riti ancestrali di purificazione. Il pubblico presente non poteva rimanere a guardarla e, scosso da quanto stava accadendo, la allontana per metterla in salvo da uno stato che sarebbe potuto sfociare nel congelamento. L’intento di questa tensione psicologica nei confronti del pubblico è suscitare una reazione e una partecipazione alla visione della contemporaneità secondo Marina Abramović, che diventa una cosa sola con i suoi spettatori.
Chi è Marina Abramovic
Marina Abramović, classe 1946, ricopre una posizione di fondamentale importanza nella storia dell’arte contemporanea. La sua poetica, sensibile allo studio antropologico del comportamento umano, si esprime attraverso la cosiddetta performance art, fatta di esperienze sensoriali e psicologiche profonde, toccanti, che sia attraverso una tensione emotiva che una riflessione razionale, arrivano dritte al cuore del suo pubblico. In questo articolo ripercorriamo la biografia di Abramović, il suo rapporto professionale - che è un tutt’uno con quello personale - con Ulay e cosa l’ha resa l’artista più nota della nostra contemporaneità. Marina Abramović è forse l’artista performativa più famosa e conosciuta al mondo. Nasce il 30 novembre nella seconda metà degli anni ‘40 nella capitale serba, da genitori partigiani ed esponenti graduati dell’esercito comunista di Tito. È nell’ambiente domestico che Marina sviluppa l’interesse per l’arte, incoraggiata dalla madre, diventata direttrice del Museo della Rivoluzione e dell’Arte di Belgrado. Anche il padre ha avuto un ruolo importante nella maturazione artistica della piccola Marina: infatti è proprio da lui che riceve a 12 anni i suoi primi colori. La nonna, invece, influenza rigidamente la sua educazione scolastica e religiosa, ma ciò non ostacola Marina dal nutrire una grande passione per il disegno e la pittura. Negli anni ‘60 approfondisce questo suo interesse iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Belgrado dove si laurea nel 1970. È qui che la giovane artista inizia a sviluppare la consapevolezza dell’artisticità del corpo umano, aspetto che la renderà un’icona internazionale col passare degli anni. Trasferitasi a Zagabria in Croazia pone i primi passi della sua carriera artistica dedicandosi all’approfondimento della performance e della corporeità. Nel 1976 lascia l’est Europa, e un matrimonio infelice alle spalle, alla volta di Amsterdam, di una metropoli e di una cultura più aperta e sensibile alla performance artistica, dove incontra per la prima volta Ulay, che diventerà il suo partner sia sul lavoro che nella vita privata. I due artisti danno inizio a una collaborazione che durerà per tutta la loro vita, con alti e bassi che determineranno il percorso artistico e personale di Marina Abramović
Foto Renato Valterza
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