ISOLA DI WRANGEL PATRIMONIO DELL'UMANITA'
estate 1992 Location: spedizione Torino, Milano, Mosca , Anadyr, Providenja, Wrangel e ritorno (vedere mappa)
L'isola di Wrangel è un'isola dell'oceano Artico, fra il mare dei Chukchi e il mare della Siberia orientale.
L'isola è sfiorata dal 180º meridiano sulla sua costa occidentale. La linea internazionale del cambio di data è spostata ad est dell'isola, in modo tale da evitarla assieme al Circondario autonomo della Čukotka, sul continente.
L'isola misura circa 125 km di larghezza, copre un'area di 7.865 km² ed è la 92ª nella lista di isole più grandi del mondo. Il massimo rilievo presente è il monte Sovetskaja, con 1.096 m d'altezza. Il suo punto più meridionale (a sud-ovest) è capo Blossom.
L'unico insediamento sull'isola è quello di Ušakovskoe, disabitato dal 2003
L'isola, principalmente rocciosa, ospitava un solo insediamento umano permanente, oltre che una stazione meteorologica. Essa è un importante luogo di riproduzione per l'orso polare, il quale è qui presente in alte densità; sull'isola vivono inoltre numerose foche e lemming, mentre durante l'estate, molte specie di uccelli vi nidificano.
Sull'isola sono sopravvissuti fino al 1700 a.C. gli ultimi mammut, in particolare delle sue sottospecie: il mammut lanoso, il mammut nano.
Rispetto alle altre isole artiche ed a qualsiasi territorio della tundra di eguali dimensioni, l'isola di Wrangel ospita più del doppio di specie vegetali (417); per questo motivo, nel 2004 l'isola è stata proclamata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, divenendo così il sito più settentrionale a fregiarsi con questo titolo. Assieme all'isola Herald è parte della riserva naturale statale "Isola di Wrangel" costituita il 23 marzo 1976.
L'isola deve il nome al barone Ferdinand Wrangel (1797–1870), il quale, dopo essersi documentato su storie di un'isola narrata dai Ciukci, organizzò una spedizione del 1820 per verificare l'attendibilità di tali racconti. La spedizione terminò quattro anni dopo, senza successo. Nel 1849 Henry Kellett, capitano della nave HMS Herald, approdò su un'isola, che fu denominata Isola Herald, e da qui affermò di aver visto un'altra isola ad ovest; quest'ipotetica massa di terra fu chiamata "terra di Kellet" Nel 1867 Thomas Long, capitano di una baleniera statunitense, avvistò l'isola e le diede il nome attuale in ricordo allo sfortunato Ferdinand Wrangel, che spese 3 anni della sua vita nel tentativo infruttuoso di trovarla. Nel 1879 George W. DeLong, durante una spedizione in direzione del Polo Nord, cercò di attraversare la terra di Kellet in direzione est, pensando che essa si estendesse fino all'Artico: la sua nave, tuttavia, si incagliò nel ghiaccio ed affondò.
Il primo approdo conosciuto sull'isola si ebbe nel 1881, quando una spedizione mandata per soccorrere l'equipaggio di George W. DeLong attraccò sull'isola e la dichiarò annessa agli Stati Uniti. Della spedizione faceva parte anche John Muir, che per primo descrisse l'isola.
Nel 1911, il primo gruppo di russi approdò sull'isola di Wrangel e tre anni dopo vi attraccarono dei marinai canadesi ammutinati da una spedizione verso il polo Nord. Cinque coloni (un canadese, tre statunitensi e una donna inuit) furono lasciati sull'isola, in modo tale che nel 1921 il Canada potesse esporre dei diritti di annessione del territorio. Nonostante fossero stati scelti uomini esperti ed abituati a condizioni disagevoli di freddo, nel 1923 l'unica sopravvissuta del nucleo di coloni era l'inuit Ada Blackjack, che fece ritorno in patria; al suo posto, rimase un nuovo gruppo costituito da dodici Inuit ed un americano. Nel 1924, però, l'Unione Sovietica scacciò il nucleo di coloni e portò sull'isola coloni russi, che andarono a costituire il nucleo abitato che ha definitivamente abbandonato l’isola nel 2003.
Commento:
Chiusi in studio per rispettare le ordinanze governative non è che ci fermiamo, personalmente ho ripreso a digitalizzare la parte restante del mio archivio ancora sotto forma di diapositive, questo è l’esempio di un lavoro risalente alla metà degli anni ’80 quando si lavorava molto con la fotografia di natura. (distribuzione Agenzia Franca Speranza)
Foto Renato Valterza
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