FESTIVAL INTERNAZIONALE DELL’ECONOMIA 2023
Torino, 1 Giugno 2023
A dare il via alla seconda edizione del Festival dell’Economia è stato l’evento coordinato dal giornalista Marco Zatterin al Teatro Carignano alle 11. Il senatore a vita Mario Monti ha dialogato con Margrethe Vestager, Commissario per la concorrenza. L’incontro ha trattato diversi temi: sarebbe opportuno ammorbidire le norme europee sugli aiuti di Stato? Come si può rafforzare la competitività europea? E soprattutto, in che modo l’Europa sta rispondendo allo spostamento delle attività economiche verso il Continente asiatico e ai piani di sostegno per la transizione verde appoggiati dal governo americano?
Mario Monti: «La capacità di avere delle norme antitrust in materia di fusioni o di abusi di posizione dominanti è più avanti in Europa che nel resto del mondo. In Europa c’è una tradizione vigorosa di applicazione delle regole anche nel campo digitale».
Margrethe Vestager: «Dobbiamo pensare a un codice di condotta dell’intelligenza artificiale anche se non c’è ancora una legislazione. Inviteremo tutti i paesi a condividere un senso di responsabilità sul tema. Abbiamo deciso di riporre tutti i nostri sforzi in questo senso e nutriamo un grande interesse verso una prospettiva globale e internazionale. Si tratta di una tecnologia con enormi possibilità, ma dobbiamo conoscerne i potenziali rischi da subito».
A seguire, ha avuto luogo l’inaugurazione del Festival, al Teatro Carignano. L’evento, coordinato dalla giornalista Alessandra Perera ha visto gli interventi sul palco del professore Giorgio Barba Navaretti, del direttore scientifico Tito Boeri, del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, del Presidente AIFI e Confindustria Cultura Italia Innocenzo Cipolletta, del professor Pietro Garibaldi, dell’editore Giuseppe Laterza e del sindaco di Torino Stefano Lo Russo.
Alberto Cirio: «La globalizzazione non ci fa paura se siamo forti delle nostre radici, della nostra storia e della nostra identità. Prendiamo esempio da Michele Ferrero: la globalizzazione si fa aprendosi al mondo ma consapevoli di avere i piedi radicati nella nostra terra».
Stefano Lo Russo: «Un festival come questo consente di confrontarsi e aprire la mente, saper dare le risposte alle domande che ciascuno di noi si trova ad affrontare. Ci sono sfide che ci vengono poste dalla transizione ecologica, dalla crisi ambientale e dalla transizione digitale. È necessario tendere alla globalizzazione dei diritti. La sfida della trans-ecologica è su quanto il clima può incidere sulla nostra vita. Solo con una sana globalizzazione possiamo dare il nostro contributo.
La tecnologia cambia radicalmente la nostra percezione di tempo e spazio. Una globalizzazione positiva è un’opportunità per vivere in un mondo migliore rispetto a quello che abbiamo ereditato».
Tito Boeri, dopo aver rivolto un pensiero alle popolazioni colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna:
«In questo Festival abbiamo invitato i più autorevoli studiosi che si occupano di economia da ogni parte del mondo, personalità influenti dal punto di vista pubblico e scientifico. I relatori che avremo al Festival hanno più di due milioni di citazioni in riviste scientifiche. Dialogare con le generazioni future è uno degli obiettivi del nostro Festival. Per questo abbiamo coinvolto nei nostri progetti oltre cento scuole».
Innocenzo Cipolletta: «Il Festival internazionale dell’Economia serve ad acquisire consapevolezza, il tema della globalizzazione si declina in molte discipline e condiziona il nostro quotidiano, per questo va compreso e approfondito, per progredire tutti quanti insieme».
Giuseppe Laterza: «Questo Festival è una occasione importante per comprendere il valore di temi che riguardano la comunità. Per questo abbiamo voluto coinvolgere anche i tanti giovani che hanno riempito la sala».
Giorgio Barba Navaretti: «La globalizzazione è vittima di molti pregiudizi e preconcetti su cui è necessario fare chiarezza, per questo il Festival è una occasione preziosa e unica per tutti».
Pietro Garibaldi: «Abbiamo questi temi incredibilmente globali, ma che riguardano anche la vita di tutti noi nelle nostre professioni e lungo tutto l'arco della vita. E oggi siamo quì a riflettere su come lasciare un mondo migliore a voi ragazzi».
Al Teatro Carignano si è svolto il dialogo tra Tito Boeri, Direttore Scientifico del Festival e Michael Spence, professore emerito e vincitore del Premio Nobel per le Scienze Economiche nel 2001. Transizione verde, passaggio di testimone ai mercati emergenti, trasformazione digitale e rivoluzione delle scienze biomediche sono stati solo alcuni dei temi trattati.
Michael Spence: «Il mondo che vedo è molto difficile da gestire e da navigare. Se prendiamo l'esempio dei dati, questi vengono regolamentati in Europa e in Cina, mentre gli Stati Uniti si muovono un po' nel buio. Una compagnia internazionale si può dunque trovare non soltanto in situazioni che sono in conflitto, ma in situazioni in cui è impossibile rispondere a tutti i regolamenti locali. Allora la domanda è: cosa faranno? Verranno probabilmente portati in tribunale, ma sono bravi a riorganizzare la loro architettura in maniera tale da adattarsi. Quello che fanno è suddividersi: la parte americana risponde alla legislazione americana, mentre gli altri a un'altra legislazione: questo non è efficiente».
Globalizzazione: la visione di un imprenditore. Il direttore della Fondazione Agnelli
Andrea Gavosto introduce il dialogo tra il Presidente della Fondazione Agnelli
John Elkann e il professor Fabiano Schivardi. In che modo i grandi gruppi industriali stanno reagendo alle tensioni politiche internazionali, alle innovazioni e agli effetti del cambiamento climatico? Molte le domande da parte dei giovani presenti all’incontro.
John Elkann: «La globalizzazione ha sempre fatto parte del nostro vissuto di esseri umani. Lo scambio tra Paesi, città e regioni è stato fonte di prosperità economica e culturale. È un elemento fondamentale per poter coesistere in pace. L'Italia ha grandi potenzialità, ci sono forze che possono diventare talenti imprenditoriali innovativi e tutti i mezzi per sostenerli».
Nella Common Room del Collegio Carlo Alberto il professor Jan Eeckhout ragiona sul modo in cui le normative varate dal Parlamento Europeo possano in qualche modo minimizzare il potere delle imprese dominanti con un ampio potere di mercato e profitti monopolistici. A introdurlo, la professoressa Elisabetta Ottoz.
Jan Eeckhout: «Dovremmo aumentare la concorrenza per impedire la posizione dominante dei cosiddetti “giganti”. Si parla di antitrust e normative di interoperabilità. Ma questi giganti, come ad esempio Facebook, non amano l’interoperabilità delle piattaforme. Quest’ultima costerebbe poco ma limiterebbe le posizioni di dominanza di queste aziende».
L’Europa e la slowbalization: in che modo l’Europa può dare una risposta comune nel governare la globalizzazione e proteggerne le vittime più fragili? Il direttore de La Stampa Massimo Giannini introduce al Teatro Carignano Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari.
Paolo Gentiloni: «Tutti i paesi dovrebbero decidere circa l’unanimità. Dobbiamo trovare dei modi pragmatici per superare il criterio del unanimità in modo circoscritto. In questo la vicenda dell’Ucraina ci aiuterà. Per consentire all’Ucraina di aderire all’Ue serviranno almeno 20 voti all’unanimità su diverse questioni. E non è facile che tutto venga approvato in questo modo. È necessario trovare un motore - una crisi, un’emergenza - per far andare avanti le riforme. La riforma dell’unanimità per via referendaria difficilmente funzionerebbe». Per quanto riguarda il patto di stabilità il Commissario ha aggiunto: «Il rischio è non raggiungere una intesa e tornare alle regole precedenti. Un rischio per i Paesi ad alto debito per i quali le condizioni delle regole precedenti diventerebbero faticose. Ma io sono fiducioso. La proposta della Commissione è equilibrata. E ho letto in un articolo che quando una proposta “viene presa a schiaffi” da entrambe le parti, allora è una buona proposta. Una eventuale ratifica del MES darebbe qualche voce in capitolo in più all’Italia, anche sull’utilizzo futuro di questo fondo e so che il governo ha delle idee. Una ratifica aiuterebbe a rendere credibili queste idee».
Dall’Auditorium grattacielo Intesa Sanpaolo e a cura del Centro di Ricerca e Documentazione, viene discusso il secondo rapporto sul mondo post globale: dall’illusione dell’abbondanza all’economia dell’abbastanza. Sul palco, il Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro, il vicepresidente Centro Einaudi Massimo Guerrini e l’economista Mario Deaglio, con il coordinamento della giornalista Paola Pica. Questo secondo rapporto vuole comprendere e cercare delle vie d’uscita dalla frattura globale causata dalla crisi finanziaria del 2008-2009, dall’abbandono parziale delle regole del libero mercato, dalla difficoltà nella realizzazione di progetti verdi e dal rientro all’interno dei confini nazionali di molte industrie globalizzate.
Gian Maria Gros-Pietro: «La globalizzazione ha portato a un miglioramento del tenore di vita, espresso con valori tradizionali, ad esempio il PIL. Ma la misurazione del benessere è qualcosa di più del valore economico creato. Uno degli effetti della globalizzazione è renderne insoddisfatti i protagonisti, soprattutto dei paesi più sviluppati e, assieme all’aumento della produzione, ha aumentato anche l’uso delle risorse non riproducibili. Qual è la responsabilità delle imprese? Essere protagoniste di un sistema produttivo che produca meno disuguaglianze».
Massimo Guerrini: «La globalizzazione è stata impetuosa, ha introiettato la disuguaglianza all’interno degli stati. Con l’abbondanza abbiamo depauperato il pianeta e messo a rischio le nuove generazioni».
Mario Deaglio: «Perché è un mondo post globale? Non dobbiamo guardare al passato recente, le cui risorse sono state distrutte, ma a un futuro che dobbiamo inventarci».
È arrivato il momento di tornare a produrre in Italia? Nella Sala Codici del Museo del Risorgimento ne discutono, moderati dal giornalista Paolo Griseri, il professor Giorgio Barba Navaretti, il Presidente della Camera di Commercio di Torino Dario Gallina e la Senior Partner di Prometeia Bologna Alessandra Lanza.
Dario Gallina: «Un'alternativa alla delocalizzazione è l'investimento in innovazione tecnologica, intelligenza artificiale. Occorrono politiche di attrazione di investimenti anche per attirare un nuovo manifatturiero con il nostro ecosistema completo».
All’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria il professor Nouriel Roubini discute la docente Antonella Trigari a partire dal suo ultimo libro “La grande catastrofe. Dieci minacce per il nostro futuro e le strategie per sopravvivere” (Feltrinelli, 2023). Coordina il giornalista Henry Curr.
Nouriel Roubini: «Le banche centrali non sono stupide o malvagie, ma viviamo in un mondo in cui non c’è più soltanto un debito fiscale, ma abbiamo anche troppo debito privato oltre a quello pubblico. Alla fine, le banche dovranno accettare che ci sarà un’inflazione più alta».
La docente Nadia Campaniello modera il dialogo tra il professor Pietro Garibaldi e il professor Steve Machin nella cornice dell’Auditorium del Collegio Carlo Alberto. In che modo le scienze sociali ed economiche possono aiutarci ad evitare il rischio di un adeguamento al ribasso degli standard del lavoro e dei diritti dei lavoratori? E quale ruolo possono avere in questo tentativo gli organismi sovranazionali?
Steve Machin: «Negli ultimi decenni, la crescita dei salari reali è stata bassa, non solo, le disuguaglianze salariali sono aumentate. Parte della spiegazione di queste tendenze risiede nella globalizzazione».
Dalla Common Room del Collegio Carlo Alberto il professor Alberto Bisin introduce il dialogo tra Veronica Guerrieri, docente e caporedattrice della “Review of Economic Studies” e la professoressa Loriana Pelizzon. I dati parlano chiaro: solo un’economista su tre è donna, e tra i full professor si scende a una su sei. Ma perché ci sono così poche donne in macroeconomia?
Loriana Pelizzon: «Non è giusto sacrificare la vita per la carriera, quindi sono convinta che se uno lo vuole fare lo può fare. Non credo che sia giusto che chi deve fare la carriera accademica sia costretto ad avere figli quando ha 35, 40 anni. Il problema va fatto presente nelle diverse realtà italiane. Se uno è professore associato negli Stati Uniti mantiene il salario e la posizione invariati. Deve essere così anche in Italia».
Al Circolo dei Lettori il Direttore de “La Repubblica” Maurizio Molinari ha discusso del suo ultimo libro, “Il ritorno degli imperi” (Rizzoli, 2022). Come la guerra in Ucraina ha sconvolto l’ordine globale, in dialogo con la giornalista Eva Giovannini.
Maurizio Molinari: «Cosa c'è in comune tra la Francia di Macron, l’Italia di Meloni e gli Stati Uniti di Biden? Il potere esecutivo tende a essere sempre più prevalente rispetto agli altri poteri, e le relazioni internazionali diventano relazioni tra singoli».
Il Direttore Scientifico del Festival, Tito Boeri, introduce il professor Dani Rodrik al Teatro Carignano. Cosa sostituirà l’iper-globalizzazione? E come possiamo rimediare agli errori della globalizzazione?
Dani Rodrik: «Vi sono diversi settori, al di là della sicurezza nazionale, in cui nel futuro gli Stati potrebbero procedere in modo unilaterale. Ma sarà necessario preservare spazi di pace nell’ambito economico. Oggi in termini di globalizzazione si sta tornando al regime di Bretton-Woods, con il programma geopolitico degli Stati che sta andando ad avere una predominanza rispetto a tutto. E ogni cosa oggi è militarizzata. Il regime Bretton-Woods ha Creator una nuova forma di #globalizzazione: l’economia mondiale era al servizio di quella nazionale. Non siamo alla fine della #globalizzazione. Non si tornerà all’autarchia del 1930. Non si sta verificando un crollo dei commerci in termini assoluti e il mondo oggi sa quanto tutto questo costerebbe. Sta cambiando invece l’approccio alla globalizzazione. La globalizzazione ha creato differenze sociali che le destre populiste hanno sfruttato politicamente. È passata l’idea che si stesse perdendo il controllo del fenomeno».
All’Auditorium del Collegio Carlo Alberto è avvenuto il confronto sulla piccola impresa nel glocale e le vecchie e nuove reti informali che esistono tra imprese. Sul palco, l’economista Leonardo Becchetti, il Segretario del CNA di Torino Filippo Provenzano, il Direttore del Dipartimento di Culture, Politica e Società presso l’Università degli Studi di Torino Francesco Ramella e il Presidente del CNA di Torino Nicola Scarlatelli.
Francesco Ramella: «Piccole e medie imprese hanno forza se hanno relazioni dense sul territorio, ma senza rimanere chiuse. Queste sono le reti small world, piccoli mondi locali che si ibridizzano con conoscenza che vengono dall'esterno».
In chiusura di giornata ha avuto luogo il dialogo tra il professor Ilvo Diamanti e Nando Pagnoncelli, professore e Presidente di IPSOS Italia. L’incontro è stato anticipato dal professor Pagnoncelli al programma “Quante storie”, in onda su Rai3.
Nando Pagnoncelli: «La lettura che viene data della globalizzazione tende ad accentuare molti elementi di positività e molti di negatività, a partire dalle diseguaglianze. Il tema della globalizzazione si presta a letture diverse a seconda delle prospettive da cui lo si guarda. Noi avremmo avuto il vaccino in un anno senza globalizzazione? Da questo punto di vista il risvolto è positivo. Se si guarda invece alle diseguaglianze la globalizzazione ha acuito alcune differenze. Quando eravamo in piena crisi pandemica nessuno parlava più di tagliare le tasse perché le nostre strutture sanitarie erano sotto pressione. Se si approccia il tema mettendo in relazione servizi e tasse sta aumentando significativamente la domanda di protezione sociale. C’è una parte di popolazione che dalle transizioni esce sconfitta, e ha bisogno di essere sostenuta, perché ogni processo ha vincitori e vinti».
Foto Carlo Cretella
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