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Foto di FEDERICO © 2013
Da qualche anno una sempre più numerosa colonia di scoiattoli grigi si può incontrare camminando nei viali del Parco del Valentino. Devono essere scoiattoli istruiti e sicuramente devono aver letto dei loro cugini newyorkesi, infatti si stanno organizzando per far sempre più assomigliare il Valentino al Central Park. Sono molto confidenti e per una noce o una nocciolina rinunciano volentieri alla loro diffidenza (ammesso che davvero esista) e ti vengono davanti a pochi metri a chiedertela. E' sempre più facile incontrare lungo i viali del Valentino qualcuno a spasso con un sacchetto di noci o di noccioline ed è sempre più facile vedersi attraversare la strada da questi simpatici e vivacissimi folletti che sono costantemente in lotta con le cornacchie che cercano di portar via loro le noccioline e che fanno letteralmente impazzire i cani che inutilmente e forse per gioco li rincorrono e che inevitabilmente restano a guardarli da sotto in su con un palmo di naso quando loro si arrampicano rapidamente sugli alberi.
Ed è sicuramente una gran conforto per tutti quelli che erano stati educati a considerare la natura e la città come concetti in contrapposizione.
Nelle città della mia infanzia era sicuramente così. Nelle città della mia infanzia c'erano prati in periferia. I prati in periferia erano il retro degli stabilimenti. Il retro degli stabilimenti erano il confine delle città della mia infanzia. Oltre il confine c'erano ancora alcune cascine (quelle che sarebbero poi diventate discariche o autodemolizioni o accampamenti gitani negli anni successivi. Oltre c'erano i prati dove timidamente occhieggiavano le poche prostitute di allora (se paragonate a quante ne trovi ora) e dove pascolava ancora qualche inquinata mucca o pecora. Ricordo addirittura gli ultimi cavalli da tiro. Ancora le città erano contornate da qualche orto, ma pochi perchè tutti i posti stavano diventando rapidamente città e davvero in pochi anni si sarebbe potuto dire “là dove c'era l'erba ora c'è una città”. Un po' per volta sparirono gli orti e i prati e le mucche e i cavalli, mentre aumentarono a dismisura le case, le fabbriche, le discariche e le puttane. Poi spuntò anche qualche aberrante parco incastrato fra una tangenziale e uno sterminato alveare di case popolari e prima che diventasse centrale di spaccio fu giardino dei sogni per i figli degli immigrati che sognavano di diventare campioni del pallone.
Ma soprattutto ricordo un piccolo bar, dove finiva la città, che si chiamava “Antico Cacciatore” dove alla domenica mattina si riunivano veramente i cacciatori e di li – attraversato l'ultima strada di periferia - si inoltravano nelle campagne armati di tutto punto. Non ho mai saputo quale fosse l'esito di quelle battute di caccia, ma in un'epoca ancora priva di ogni regolamento e profondamente ignorante circa le tematiche ecologiste penso che si risolvessero in un gran sparare a tutto quello che si muoveva, in inutili stragi.
Nelle città della mia infanzia c'erano ancora gli zoo ed era anche l'unico posto dove si potessero vedere gli animali, ma quelli strani, quelli esotici, quelli così alieni da non sembrar neppure veri. Sicuramente non quelli che invece ci si sarebbe potuto aspettare di incontrare davvero. Così nelle città dalla mia infanzia gli animali veramente esotici e impossibili da incontrare erano proprio quelli che avrebbero dovuto essere i più comini.
Poi ritornarono, forse inaspettatamente, ma ritornarono. Ricordo ancora che i primi furono gli aironi che tornarono a nidificare sulle rive del Po dopo Chivasso. L'evento fu talmente eccezionale che ne scrissero tutti i giornali. Furono lasciati tranquilli e in pochi anni ripopolarono le rive di tutti i fiumi torinesi risalendole fino ad installarsi profondamente nel tessuto urbano. Oggi il loro areale arriva praticamente fino in centro alla città.
Per fortuna una nuova cultura stava nascendo, improntata ad un maggior rispetto e ad una miglior conoscenza della natura. E così oggi la natura sta tornando fra le nostre case: gli scoiattoli sono solo gli, ultimi per ora. Gli uccelli soprattutto sono ritornati in una gran varietà di specie dagli uccelli acquatici (aironi, garzette, cormorani e diverse specie di anatre e rallidi) ai magnifici rapaci notturni o diurni che popolano i boschi dalla collina e che scendono spesso a caccia sulla città, a una gran varietà di uccelli delle campagne e dei boschi che si è reinstallata nei giardini pubblici e privati della città. Ma anche altre specie si stanno riavvicinando all'ambiente urbano approfittando dei vasti parchi della città. Per esempio è relativamente facile avvistare nottetempo qualche volpe aggirarsi nei corsi che costeggiano il Parco della Colletta e sono stati avvistati ripetutamente alcuni cinghiali nei prati attorno a corso Allamano, come pure alcune aiole spartitraffico della città sono diventate le residenza abituale di mini lepri e conigli selvatici.
So che non è così in tutte le città, so che Torino è una città fortunata anche per questo aspetto, ma soprattutto so che in giro per il mondo maggiore è il livello di civiltà e di cultura, maggiore è il rispetto per la natura e maggiore è la confidenza che gli animali selvatici riescono ad avere verso l'uomo. Ed è una grande strada quella che abbiamo intrapreso, una strada che va proseguita e ampliata.
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