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Foto di FEDERICO © 2011
La luna piena di Ferragosto che luccica sul bacino di San Marco facendo un po' a gara con le luci degli ormeggi delle gondole, i due gondolieri seduti sulla panchina che parlano fra loro sorseggiando una birra, aspettando clienti nella sera tiepida. E poi quell'altro mare, quello ondeggiante dei turisti che riempiono le rive ed i ponti, che si bevono la poesia di San Giorgio illuminata, proprio li di fronte, che tentano improbabili foto notturne alla luna col flash delle compatte, forse ipnotizzati dalla musica che arriva dai locali della piazza. Musica sobria, per carità, rigorosamente “evergreen”, suonata da orchestrine molto, molto distinte, all'altezza di locali da 50 euro per un caffè o giù di li. Ci sono anche i ragazzi di Prévert, quelli che si amano, quelli che “si baciano in piedi contro le porte della notte”. E' perfetto! (o “?”) Mah! Indubbiamente suggestivo, ma chissà perchè mi sembra solo una scenografia ben concepita: manca il silenzio, manca la magia; è come se mancasse l'essenza misteriosa di questa Venezia, quell'essenza che qui sfugge, della quale solo un pallido riflesso appare negli occhi vuoti delle maschere “veneziane”, ma rigorosamente d'importazione, esposte a decine sulle bancarelle di souvenir.
Già va meglio fra i ragazzi di Santa Margherita che ci siedono intorno sui bassi scalini e con cui passiamo parte delle notti ridendo, mentre impazza un fasullo carnevale fuori stagione, scambiando storie e memorie, assaporando gioia, spensieratezza. Quanto sono belli con la loro gioventù, quanto sono scintillanti quegli occhi ancora curiosi e avidi di sogni! Magia è la sintonia che si crea fra loro, ancora giovani fuori e noi che - un po' meno veloci a rialzarci dal basso scalino - riusciamo con loro a guardare a domani, parlando lingue sconosciute e non scritte, strutturate in una sintassi di entusiasmi, turbamenti e speranze. Riconoscono, sanno comprendere e sanno farsi comprendere quando sentono (e fanno sentire) che il cuore non ha l'artrosi, che l'animo ancora anela al mistero.
Ma è camminando di notte, lungo canali silenziosi, lungo calli sconosciute al flusso turistico, dove si affacciano cancelli messi li a separare non un luogo, ma il tempo, che si inizia a sentire la magia di Venezia. Quando incontro le maschere, quelle vere - quelle che sono vere solo di notte - non hanno più gli occhi vuoti: attraverso quelle fessure viene incontro il fruscio dei costumi delle dame immerse in un quasi perpetuo carnevale, che è riuscito a scacciare i fantasmi degli appestati negli angoli più remoti della laguna e a trasformare in maschera irrisoria anche il “Dottore della peste”. Dalle ampie finestre del palazzo aperte sul canale e sul campo antistante giunge soffuso l'eco di un minuetto che si mescola con la risata argentina della ragazza del popolo intenta ad amoreggiare nel basso di fronte (altra magia veneziana la convivenza da sempre fianco a fianco di nobili e popolani).
Ed è camminando in questa ipnosi atemporale che arrivo di fronte al ponte.
Ed ora qui, seduto sudato in questa torrida, ma limpidissima notte d'agosto, rivedo la nebbia del canale - di questo canale fra i tantissimi di questa città - e questo ponte - proprio questo - che ci comparve davanti quando tempo fa, passeggeri della notte, vagavamo nella nebbia ed attraversandolo scorgemmo orizzonti che solo la nebbia può svelare: quella nebbia delle notti d'inverno dalla quale anche i più grossi battelli si materializzano d'improvviso, sfilano silenziosi per un attimo, come apparizioni da altre dimensioni, per tornare subito a scomparire nell'ovattato nulla.
La notte. La notte gelida e struggente.
I canali e la calli deserte attorno alla Fenice, poche le parole perchè altre intese le superano e le rendono inutili.
Nata sotto la magica luce dell'aurora boreale, vissuta lungo gelide rive baltiche, lei è del tutto indifferente al gelo della notte dicembrina.
Quando il vento ci sbatte in faccia la nebbia e tutto si dissolve come in un bagliore, porta anche l'arcana melodia, appena appena percepibile, non con l'udito, ma con l'istinto.
La magia è là, reale ed impalpabile: appena qualche passo oltre il buio.
Buonanotte labirinto di sogni, buonanotte Venezia.
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