L'organizzazione del caos (ovvero il
sublime dell'imperfezione)
L'Abbazia di Santa Maria di
Staffarda fu costruita attendibilmente a partire dal quarto decennio del XII
secolo su terreni donati nei primi anni del XII secolo dal marchese Manfredo
I di Saluzzo ai monaci dell'Ordine Cistercense per farne un centro di
bonifica della campagna circostante.
Venne gravemente danneggiata
(in particolare il chiostro e il refettorio) il 18 agosto 1690 durante la la
sanguinosa battaglia di Staffarda, tra i piemontesi di Vittorio Amedeo II di
Savoia e i francesi del generale Catinat.
Nel
1750
venne affidata all'Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro, creato dai duchi di Savoia.
L'insieme degli edifici
dell'Abbazia di Staffarda presenta un impianto edilizio alquanto complesso,
fortemente rimaneggiato nel corso di nove secoli. Vi si osservano
principalmente, oltre agli edifici delle strutture produttive agricole, la
grande porta della torre d'ingresso alla cinta fortificata due-trecentesca
dell'abbazia, la Loggia del grano, sulla piazzetta antistante l'attuale
ingresso agli edifici già religiosi, un edificio comunemente noto come
Ospizio dei pellegrini (ma forse pure struttura produttiva) a due navate
voltate a crociera su colonne in pietra, il chiostro con Sala Capitolare, il
refettorio, il dormitorio (nella versione trecentesca), la chiesa con
campanile (trecentesco, innalzato quindi ormai fuori dalle prescrizioni
cistercensi che ne impedivano l'erezione), la sagrestia affiancata dalla
scala da cui i monaci scendevano alla chiesa, la notte, per recitare i
salmi.
La chiesa ha una pianta a tre
navate, con finto transetto e con absidi semicircolari rivolte ad oriente; è
affiancata a sud dal chiostro in parte conservato e ricostruito sul lato
occidentale. Particolarmente rilevanti la sala capitolare e la sala di
lavoro, con volte ad ogiva rette da colonne marmoree.
Gli edifici abbaziali
presentano decorazioni scultoree ed a rilievo marmoreo (chiavi di volta,
capitelli, cornici) dei secoli XII-XIV in particolare nel chiostro, nella
chiesa e nella sala capitolare. La chiesa ha un endonartece trecentesco e
superiormente una facciata rinascimentale con decorazioni prospettiche:
all'interno si conservano significative testimonianze dell'arte tardo-gotica
e rinascimentale, tra cui principalmente il pulpito tardogotico, una
Crocifissione con san Giovanni e la Vergine scolpita in legno (circa 1530),
la grande macchina d'altare con i dipinti di Oddone Pascale eseguito intorno
al 1531-1533 e sculture in legno policromate, l'altare cinquecentesco
dell'abside sinistra, con ancona lignea del 1525, scolpita con eleganti
candelabri rinascimentali dallo scultore Agostino Nigra di Cavallermaggiore
Ma quello che più colpisce è
quello che non si vede subito: tutti gli edifici del complesso abbaziale
presentano incredibili incongruenze architettoniche. Nessun particolare
risulta simmetrico, lo stipite destro di una porta è diverso da quello
sinistro, tutte le colonne sono diverse così come i capitelli e le crociere
delle volte, ma soprattutto queste asimmetrie non hanno nessuna
giustificazione funzionale: esistono colonne imponenti che non reggono
nessun carico e archi che non sostengono nessuna struttura. In particolare
questo si avverte osservando come le colonne del lato destro della chiesa
abbaziale differiscano vistosamente da quelle del lato sinistro. La somma
degli angoli del chiostro non dà la cifra di 360°, ma quella di 357°...e
nessuno è mai riuscito a capire dove si siano persi i tre rimanenti. La
chiesa stessa è fortemente asimmetrica ed il suo centro non cade dove ce lo
so potrebbe attendere, ma risulta essere fortemente spostato. Le colonne che
sorreggono le volte della foresteria appaiono irregolarmente spaziate e
anche i più piccoli dettagli come si può osservare in alcuni fregi appaiono
vistose asimmetrie, anche se, a prima vista, tutto appare armonico. Nessuno
sa il perchè di queste volute, reitareate imperfezioni e ciò ha fatto
sorgere in alcuni il sospetto che dietro a tutto ciò possa essere celato un
messaggio simbolico occulto.
Qualunque sia la ragione di
ciò, il caos cristallizzato nei muri di Staffarda è davvero il monumento
perfetto all'imperfezione.
E per alcuni è proprio questo
il messaggio nascosto nei muri e nelle pietre dell'abbazia: gli antichi
monaci hanno forse voluto suggerirci come nessuna opera umana possa essere
perfetta se paragonata alle opere del Creatore.