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Foto: beppe © 2016

 


L'ORA DELLA LIBERTA'

Caserma La Marmora di via Asti

 

Una mostra in un luogo simbolo di Torino, dove furono fucilati, interrogati e torturati partigiani e oppositori. Un evocativo viaggio tra immagini, musiche, voci e oggetti che immergono il visitatore nel clima dell'epoca, dall'ingresso della caserma al cortile delle fucilazioni, dal porticato alla stanza degli interrogatori.

Dopo l’8 settembre 1943 la caserma La Marmora di via Asti diventa il quartier generale dell’Ufficio Politico Investigativo (UPI) della Guardia Nazionale Repubblicana, deputato alla repressione con ogni mezzo della lotta clandestina in città e provincia, dal rastrellamento alla tortura, dalla fucilazione alla deportazione.

Il percorso scenico L'ora della libertà si snoda attraverso alcuni ambiti della caserma. Entrando da Via Asti, il visitatore, come in un viaggio nel tempo, viene riportato agli anni Quaranta, in uno spazio in cui sono radunate vecchie biciclette d'epoca e campeggiano bandiere italiane monarchiche, mentre nel cortile, come a circoscrivere il luogo, sono disposti ordinatamente camion militari e blindati del periodo. Proseguendo lungo il porticato i manifesti di propaganda della Repubblica Sociale affissi sulle pareti ricreano il clima di terrore di quegli anni, acuito dalla presenza di sacchi di sabbia, memoria dei bombardamenti, mentre un rosario di lampadine nude e velate, scende dalla volta per rappresentare con la luce soffocata il periodo più buio della nostra storia recente.

Ma, sempre in alto, quasi a vigilare su quel momento drammatico dell’Italia, ecco centinaia di fazzoletti appesi, dai colori differenti, simbolo delle diverse compagini partigiane attive in quel frangente: rossi per i Garibaldini, blu per i Badogliani – Monarchici, verdi per i Giustizia e Libertà.

L'accompagnamento sonoro aiuterà ulteriormente il pubblico a rivivere il dolore di quegli anni, attraverso registrazioni d'epoca diffuse da vecchie radio, come la deposizione di Mussolini del 25 luglio, l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943, il discorso di Mussolini da Monaco il 18 settembre 1943, ma anche canzoni popolari come Ma l’amore no di Lina Termini e La bicicletta di Edoardo Spadaro,i frammenti audio dalle trasmissioni di Radio Londra e alcuni canti fascisti.

Si procede poi visitando alcuni altri grandi locali. In uno di questi, diviso da una grata, da una parte è ricostruita una delle stanze dove avvenivano gli interrogatori dei partigiani, mentre all’altra, quasi a fare da suo contraltare, appare un'installazione di foto di partigiani di diverse dimensioni, a ricordarne il martirio.

In sottofondo un impasto di voci registrate, tratta da testimonianze di caduti per la Resistenza. Negli altri spazi verrà onorata la scelta dei Vigili del Fuoco di schierarsi con l'emergente movimento di Resistenza e diventarne uno dei maggiori punti di riferimento, nonché il sacrificio di alcuni di loro.

Così come verrà celebrato l'avvocato Bruno Segre (Torino, 1918), imprigionato nella caserma La Marmora nel 1944 e autore di Quelli di via Asti (Edizioni SEB27, 2013), uno spaccato autobiografico in cui ripercorre la storia del famigerato carcere in quegli anni.

Si accede quindi al cortile delle fucilazioni, che il visitatore percorre in assorto silenzio fino al muro dove avvenivano le esecuzioni. La speranza arriva dalla poesia di Giuseppe Ungaretti: Qui / vivono per sempre / gli occhi che furono chiusi alla luce / perché tutti / li avessero aperti / per sempre / alla luce.

La caserma La Marmora

Una lapide posta nel 1962 dal Comando della divisione Cremona nel fossato dove avvenivano le fucilazioni recita: "Qui caddero / i valorosi patrioti torinesi / martiri della resistenza / 1943-1945".

Presso questa lapide, ogni anno, in prossimità della ricorrenza del 25 aprile, si celebra la commemorazione dei caduti alla presenza delle autorità civili, militari, religiose e della cittadinanza.

Nel dopoguerra il complesso torna alle sue funzioni ordinarie, ospitando la Scuola di Applicazione dell'Esercito. Negli anni Settanta la caserma viene appositamente attrezzata per ospitare una delle fasi del processo ad alcuni capi storici delle Brigate Rosse. Nel 2009 parte della caserma, dismessa, è ristrutturata per ospitare temporaneamente profughi provenienti da aree di conflitto e di grave destabilizzazione socio-economica dell'Africa, dapprima insediati nell’ex clinica San Paolo.

Il 18 aprile 2015 alcune decine di ragazzi che si riconoscono nei valori dell'associazione Terra del Fuoco occupano la caserma per protestare contro l'abbandono di uno dei luoghi simbolo della città della violenza nazifascista e della lotta di Liberazione. Il gesto dimostrativo viene sostenuto, il 19 aprile, da un appello firmato, fra gli altri, da Marco Revelli (1947), Livio Pepino (1944), Diego Novelli (1931), Luca Mercalli (1966).

Gli occupanti, in quel periodo, organizzano una mostra, accolgono la cittadinanza e incontrano l'avvocato Bruno Segre (1918), già detenuto in via Asti nel 1944.

La caserma, già venduta alla Cassa Depositi e Prestiti, è stata sgombrata nel novembre del 2015.

 

 

    Foto Beppe

 

 

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