“Il cortile dietro le sbarre”
Il libro di Marina Lomunno presentato a Palazzo Civico
nella Sala Colonne.
Il libro-intervista di Marina Lomunno "Il cortile dietro le sbarre: il mio oratorio
al Ferrante Aporti. Dialogo con don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile di
Torino".
Il libro-intervista sarà uno dei regali offerti a papa Francesco nel corso della sua visita a
Torino. Domenica 21 giugno, infatti, don Domenico e alcuni ragazzi del Ferrante Aporti
pranzeranno con il Pontefice e, proprio in quell'occasione, gli doneranno una copia del
volume.
All'incontro in Sala Colonne
erano presenti insieme all'autrice, Marina Lomunno, e a
don Domenico Ricca, il vicesindaco Elide Tisi, Ennio Tomaselli, già Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale minorile di Piemonte e Valle d'Aosta, e Antonino
Pappalardo, Dirigente del Centro giustizia minorile di Torino.
Questo ampio libro-intervista raccoglie le memorie personali di don Domenico
Ricca, sacerdote salesiano, da 35 anni cappellano dell'istituzione
carceraria minorile torinese.
A raccoglierle è Marina Lomunno, giornalista
professionista, redattrice del settimanale diocesano di Torino La voce del
popolo, collaboratrice del quotidiano Avvenire e di diverse altre testate
cattoliche.
Ne emerge un quadro vivo, toccante pur nella più
totale discrezione dovuta, perché sono storie di ragazzi e di adolescenti
che hanno bisogno di crescere senza esposizioni mediatiche inutili e
dannose.
Un libro che vuole anche rendere omaggio a san
Giovanni Bosco nel bicentenario della nascita: per Don Bosco le visite alle
carceri furono importantissime, nella scelta di privilegiare in ogni modo i
poveri e gli emarginati.
I
diritti d'autore della vendita del libro-intervista saranno devoluti per
borse di studio e lavoro per i ragazzi del Ferrante Aporti.
Dall'
introduzione:
"Non posso dimenticare Mauro, proveniva dal Novarese. Uno dei primi
inserimenti lavorativi che abbiamo sperimentato in un'officina. Ancora anni
dopo, ogni volta che veniva a Torino, non mancava di farmi visita al
Ferrante, mi ha fatto conoscere la sua sposa e il suo bimbo. E poi Franco,
di Vercelli. In carcere aveva messo su una band: musica metal, rock duro e
poi fuori ha fatto dei concerti. O Emilia e la lettera accorata di suo padre
che mi ha inviato quando è morta. E un altro padre, quello di Erika, con cui
abbiamo condiviso in carcere un pezzo del cammino della figlia".
Quanti sono, i ragazzi di don Mecu, da 35 anni
cappellano al Ferrante Aporti, il carcere minorile di Torino? Questo è il
libro delle loro storie e del sogno di un prete salesiano che cerca di
vivere il carcere come un oratorio. È l'idea di san Giovanni Bosco, che
nella Torino di metà '800, veniva tra queste stesse mura a incontrare i
ragazzi detenuti. È dal dolore e dalla speranza del carcere che nasce il
"sistema preventivo", pilastro dell'educazione salesiana che farà di don
Bosco il "santo dei giovani".
Una lunga intervista che si legge quasi come un romanzo. Comincia dietro le
sbarre del carcere e finisce con altre "sbarre di libertà", quelle delle
suore di clausura del monastero del Cottolengo di Torino.
Questo libro parla di libertà. Perché il carcere
minorile non è un mondo a parte: può diventare una scuola, un oratorio,
perfino una famiglia. Se c'è gente che ci spende la vita, e ci mette la
faccia. Come don Mecu.
Sindone
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