Up Il lato oscuro della mente Slideshow

1_ Il lato oscuro della mente - Manicomo di Volterra
2_ Il lato oscuro della mente - Manicomo di Volterra
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40_ Il lato oscuro della mente - Manicomo di Volterra
 
 

Foto By ANDREA PUCCI © 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOF4: E' FANTASCIENZA, NON FOLLIA!

Mostra fotografica dedicata alla straordinaria figura di Nannetti Oreste Fernando,

in arte NOF4, internato nel 1958  nell'Ospedale Psichiatrico di Volterra.

 

 

L’ex Ospedale psichiatrico di Volterra, un’istituzione per il ricovero di malati mentali, nacque nel 1887, anno in cui il Cavalier Aurelio Caioli divenne Presidente della Congregazione di Carità di Volterra. La sede dell’Ospedale corrispondeva e corrisponde tutt’ora alla zona Borgo San Lazzero.

Dal 1978, in seguito alla legge n. 180, l’Ospedale è in stato di abbandono.

L'ospedale psichiatrico di Volterra nasce in seguito all’istituzione di un ospizio di mendicità per i poveri del comune, riconosciuto Ente Morale il 5 giugno 1884.
In quel tempo la provincia di Pisa mandava circa 500 malati di mente all’Ospedale di S. Niccolò di Siena. Per diminuire il numero dei ricoverati la direzione dell’Ospedale di S. Niccolò aumentò la retta giornaliera a 1,50 lire. Il Prefetto di Pisa, Comm. Sensales, si adoperò per farla ridurre, ma inutilmente; si rivolse quindi agli enti locali di ricovero della provincia, offrendo la retta di una lira. Il Cavalier Aurelio Caioli, divenuto nel 1887 Presidente della Congregazione di Carità di Volterra, accettò l’offerta e fece una convenzione con la provincia con conseguente trasferimento dei primi trenta malati di mente da Siena a San Girolamo (originaria sede della prima sezione dementi).

Nel 1889 Caioli trasferì la sezione anziani dal convento di S. Girolamo all’attuale Ospizio di S. Chiara, perché i ricoverati nella sezione dementi aumentavano di anno in anno. Nel 1890 la Congregazione dovette affittare la villa di Papignano, nelle vicinanze del convento, per ospitarli. Nel 1897 la sezione dementi divenne ufficialmente «Asilo Dementi». In quell’anno i ricoverati erano saliti a 75.

Già nel 1896 Caioli aveva incaricato l’Ingegner Filippo Allegri di preparare il progetto per un vero e proprio manicomio, pensando ad un istituto convenzionato non solo con la provincia di Pisa ma anche con quelle limitrofe.
Tra il 1896 e il 1897 fece costruire un padiglione capace di oltre 200 posti letto: si tratta del «Krafft-Ebing», successivamente denominato «Scabia».

La nuova struttura permise l’aumento della popolazione dell’Asilo Dementi: dai 130 del 1898 ai 282 del 1900. Ma l’anno seguente le presenze diminuirono a 156 a causa del mancato accordo con l’Amministrazione pisana che riteneva inopportuno costruire il manicomio lontano dal capoluogo e dalla sede dell’Università. L’opposizione pisana fu dettata inoltre anche dalla volontà di far nascere un manicomio nella Certosa di Calci, certamente più vicina al capoluogo. Ciò indusse l’allora direttore dell’Asilo Dementi, Professor A. Giannelli, psichiatra romano, a rinunciare all’incarico.

Inizialmente ci furono dei problemi da affrontare: il malato, dopo aver trascorso lunghi anni di internamento in Ospedale Psichiatrico non era più in grado di vivere in società. Tanto più era durato il periodo di permanenza di un individuo all’interno dell’istituzione, tanto più era difficile il suo reinserimento all’interno della società. Inoltre alcuni cittadini si opponevano alla dimissione e alla presenza di ex-ricoverati nel loro stesso territorio. La nuova legge veniva quindi applicata con difficoltà e lentezza.

Gli “ospiti”

Per rendere graduale il reinserimento dei malati all’interno della società, nacquero gli “ospiti”, ex-ricoverati che alloggiavano in strutture all’interno dell’Ospedale Psichiatrico: quattro case-famiglia con camere da due o tre posti. Si trattava di una sorta di passaggio tra la totale chiusura all’interno dell’Ospedale e l’apertura alla società.

Nel 1977 all’interno dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra erano ancora ricoverati 630 degenti che provenivano soprattutto dalle provincie di Pisa e Livorno. Di queste persone 530 vivevano ancora all’interno dell’Ospedale, mentre gli altri 100 erano ufficialmente dimessi, erano gli “ospiti”. Gli infermieri erano pochi e intervenivano solamente in caso di reale bisogno; alcuni degli “ospiti” lavoravano sia dentro che fuori dall’Ospedale. Le case-famiglia rendevano autonomi gli ex-degenti che si autogestivano per prepararsi alla risocializzazione, per rompere i vincoli di istituzionalizzazione, per riassumersi la responsabilità della propria vita, delle proprie scelte.

Non tutti gli obiettivi furono raggiunti perché nonostante la maggiore libertà e autonomia, le case-famiglia erano comunque all’interno del complesso ospedaliero e i rapporti con gli operatori presenti avevano ancora caratteristiche manicomiali.
Inoltre gli “ospiti”, sentendosi ancora parte del manicomio, non avevano la necessità di cambiare abitudini di vita. Nonostante questo, gli ex-ricoverati dimostrarono di non aver perso totalmente la capacità di autogestirsi; inoltre sempre più persone volevano provare questa esperienza. La novità non fu solamente per gli ex-degenti ma anche per gli operatori che avevano scoperto un nuovo modo di lavorare e non consideravano più il malato diverso e incapace, riconoscendo che non era più necessaria una continua protezione. Gli “ospiti” stessi infine chiedevano più integrazione con il resto della popolazione; infatti solo lavorando fuori dal manicomio avrebbero avuto l’occasione di vivere una vita reale.

Il Centro di Igiene Mentale

Il Centro di Igiene Mentale, fondato nel 1977, aveva un ruolo centrale nell’avviare i ricoverati verso il reinserimeto nel territorio, aveva, inoltre, il compito di qualificare e formare gli operatori.
Con la nuova organizzazione il ricovero in Ospedale, cioè il Trattamento Sanitario Obbligatorio (ancora oggi esistente), diventava una soluzione temporanea, di emergenza, che veniva praticato solamente in casi particolarmente gravi.

La biblioteca-museo

La biblioteca-museo dedicata all’Ospedale psichiatrico si trova nel complesso ospedaliero di Volterra. All’interno si conservano quadri a olio, che illustrano l’idealizzazione dei padiglioni, le foto dei graffiti[9] di N.O.F.4[10], i plastici dei padiglioni che costituivano il complesso dell’Ospedale psichiatrico (circa 140), che avevano forme particolari, ad esempio a U rovesciata, a M (in riferimento al leader del fascismo italiano Benito Mussolini) etc., bollitori, sterilizzatori, busti di grandi scienziati, vestiti di infermieri, camice di forza, guanti senza dita per gli autolesionisti, scarpe, stoviglie, cucchiai, chiavi, scaldabagno, libri, attrezzature da dentista, macchinari per gli interventi chirurgici, macchinari oculistici.
Attualmente il museo è accessibile con autorizzazione da parte della ASL 5.

                                                                                                                                                                                                        da wikipedia

 

 

    Indice Andrea Pucci

 

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