CISTERNA D'ASTI
La storia
I due
insediamenti principali del Comune di Cisterna d'Asti risalgono all'anno
Mille, anche se esistevano nuclei abitativi in epoca romana. Il primo di
essi si colloca sul 'monte de Stephano'. sotto il castello di Belriguardo.
Su
questo castello e sul suo feudo inizia nel XII secolo la signoria del
Vescovo di Asti. A partire dal Duecento, parte dei feudi di Cisterna e
Belriguardo per volontà del Vescovo viene data in possesso dei signori di
Canale e Loreto.
Questi a loro volta, vendono il feudo al comune di Asti
che, scavalcano i diritti Vescovili, concede i feudi ai signori di Gorzano,
ai quali viene attribuita la costruzione del nucleo più antico dell'attuale
castello. Il tentativo dei 'de Gorzano' di sottrarsi nel 1274 all'egenomia
astese, segna la loro sconfitta.
Dalla
metà del 1300, dopo una parentesi dei De Mercato e dei Bergognini, compaiono
come feudatari i Garretti, signori di Ferreie, ma tra il 1375 e il 1380 il
vescovo Francesco Morozzo concede la terza parte del feudo ai Roero; questi
tuttavia, non riusciranno ad averne l'effettivo possesso a causa dell'
opposizione in loco dei Garetti.
Dopo
un breve periodagli inizi del Quattrocento nel quale una parte del feudo
viene assegnata dal vescovo Alberto Gattuari ai suoi fratelli Domenico e
Benedetto, i Garetti vendono nel 1470 e il 1472 ai Palletta quanto è di di
loro spettanza in Cisterna e Belriguardo, ma,' poiché i Palletta si rendono
correi di omicidio nel 1475, il feudo viene assegnato l'anno seguente da
Papa Sisto IV al nipote Antonio Della Rovere d'Aragogna.
Nel
1559 Giovanni Giorgio Della Rovere vende il fondo al capitano Torquato
Torto' da cui passa alla figlia Isabella, sposa del Marchese Borso Acerbo.
Questi, intorno al 1580, vende il feudo ai Dal Pozzo, seriza preventiva
autorizzazione, per cui Papa Gregorio XIII ordina al Duca di Savoia, suo
vicario in Cisterna, Montafia e Tigliole dal 1560, di conquistare il
castello. L'intervento viene facilmente raggiunto dal Conte di Masino,
poiché il capitano Antonio, fratello di Borso, lo consegna per timore delle
conseguenze nel caso di rifiuto; il castello viene quindi affidato ai
Governatori della Santa Sede.
Riesaminata la questione negli anni seguenti, il feudo viene restituito nel
1591 a Borso Acerbo e alla moglie Isabella, e, nel 1599, Cisterna e
Belriguardo vengono riuniti ed elevati a Marchesato.
Dal
Borso, Cisterna passa per vendita nel 1650 a Francesco Dal Pozzo, Marchese
di Voghera, per cui il figlio Giacomo Papa Clemente X erige il feudo in
principato, concedendo anche, nel 1673, il privilegio di battere moneta,
revocato poi dalla camera dei conti Sabauda nel 1790.
Il castello - Museo
Arti e Mestieri di un tempo
Il castello da recinto fortificato si è trasformato in epoca barocca in residenza nobiliare di campagna. Prima del
1311 (data del primo documento che cita il castello), esisteva una doppia cerchia di recinti anche se non ancora
fortificati con bastioni in mattoni, risalente al XI-XII sec.
Il primo recinto racchiudeva una vasta area non
accessibile e con pareti strapiombanti (ora si accede attraverso la torre porta); il secondo di forma pressochè
quadrata occupava la sommità del colle e al suo interno venne ricavata la cisterna di raccolta dell'acqua.
La torre che si eleva sullo spigolo orientale del terrapieno del castello fu costruita in epoca successiva,
intorno al XIII sec. In origine doveva svolgere la funzione di avvistamento, di segnalazione ed ultimo rifugio
durante le incursioni ed avere lo scopo simbolico di manifestare il potere ed il prestigio della famiglia feudale
che la eresse. Del XV- XVI secolo o forse anteriore è la torre porta di accesso al recinto fortificato.
Di
particolare interesse è la sua cornice decorativa, costituita da più fasce di mattoni interposte a cornici di
losanghe, sormontata da merli a coda di rondine, ora tamponati e coperti dal tetto.
Nel 1670 e nel 1673 Giacomo Dal Pozzo ottiene dal papa l'elevazione di Cisterna a Principato e il diritto di
coniare moneta.
Il castello viene ampliato con la costruzione dello scalone e del loggiato: si sistema l'alloggio
padronale al primo piano nobile, dove alcuni soffitti sono tuttora arricchiti da stucchi; la servitù è alloggiata
nel sottotetto. Sul finire del XVII sec. si assiste ad una imponente mole di lavori e miglioramenti con
ampliamento del castello verso nord-ovest e sistemazione al piano terra della zecca. L'edificio a questa epoca ha
raggiunto il suo pressochè totale completamento: negli anni 1687 e seguenti vengono ancora eseguiti lavori di
miglioramento del castello e di riparazione dei bastioni e il giardino del castello, fino ad allora staccato dal
recinto principale, viene recintato con bastioni in muratura.
Nel 1791 il salone della cisterna viene coperto con la creazione della falsa volta in centine di legno. Acquisito
il suo carattere definitivo, il castello viene, già a partire dal XVIII sec., a perdere gradualmente d'importanza.
Cessa la coniatura delle monete e la famiglia Dal Pozzo risiede di regola a Torino o nell'altra residenza di
campagna di Reano. Il 23 febbraio 1887 un terremoto di discreta intensità provoca la caduta di alcune volte e
l'apertura di numerosissime crepe nelle murature.
Ospita il Museo di Arti & Mestieri di un tempo in cui ci sono sezioni dedicate ai carri agricoli, alcuni reperti
archeologici, strumenti musicali, i pesi le misure di un tempo con i macchinari enologici a testimonianza della
cultura locale. Oltre 5.000 attrezzi del Mondo Contadino che danno al visitatore una fedele rappresentazione del
suo vivere quotidiano. Sono state ricostruite le antiche botteghe artigiane del passato: bottaio, fornaio, sarto,
arrotino, torronaio ecc.
Il piano nobile è il primo piano del castello. Si presenta come una
metaforica piazza sulla quale si affacciano le varie botteghe con le loro insegne: la bottega del panettiere, del torronaio, dell’oste, del tipografo, del sarto ed infine del tabaccaio. Al centro del grande salone si trova la
cisterna, adibita in passato a raccolta d’acqua piovana, che da’ il nome al Castello. Un’opera mirabile che poggia
sulla volta delle cantine e che oggi appare protetta da un vetro.
Foto Beppe
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